Brexit

“Sarebbe una follia rinunciare alla Pac (Politica agricola comune, ndr), penso che, più delle parole, valga la paura che hanno gli agricoltori inglesi che, con la Brexit rischiano di perdere le coperture garantite fin qui dalla politica agricola comunitaria”. Così il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina intervenendo all’ottava Conferenza economica della Cia-Agricoltori italiani ‘Agricoltura crea valore’ che si chiude oggi a Bologna. “Quella paura – aggiunge Martina – dice che non c’è prospettiva al di fuori della prospettiva agricola europea. Poi è giusto discutere dei grandi limiti della Pac, che va sicuramente migliorata, ma non ci si può rinunciare”. “Abbiamo davanti – prosegue Martina – una battaglia di cambiamento, insieme, della Pac. Ci sono tre grandi questioni di cui da tempo discutiamo e che vanno messe a fuoco ancora meglio: costruire strumenti sempre più utili alla tutela del reddito, affrontare il nodo nella discussione europea della gestione del rischio in maniera ancora più radicale di quanto non è stato fatto fin qui e, infine, il tema dell’ossessione per la semplificazione. Obiettivi che dobbiamo portare a compimento”.

Il segretario britannico alla Difesa Michael Fallon ha enfatizzato oggi la maggior vicinanza con gli Stati Uniti rispetto all’Ue in seno alla Nato. “Quando la Gran Bretagna lascerà l’Ue, circa l’80% della spesa della Nato sarà non Ue e tre dei quattro paesi che guidano la presenza rafforzata della Nato in Europa orientale non saranno membri dell’Ue”, si legge in un comunicato del ministero della Difesa, diffuso in vista dell’incontro di oggi fra Fallon e il suo omologo americano James Mattis. “Il nostro rapporto di difesa con gli Stati Uniti è senza precedenti per scopi e obiettivi. Mentre lasciamo l’Ue, il nostro rapporto bilaterale conta più che mai, quindi rafforzeremo la nostra cooperazione investendo di più nel programma congiunto per gli F-35”, recita ancora il comunicato con il quale, scrive il Guardian, l’euroscettico Fallon sceglie di dare “un’enfasi post Brexit alla politica britannica di Difesa”.

Theresa May ha firmato la lettera per la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che segna l’’uscita della Gran Bretagna dall’Ue dopo il referendum del 23 giugno scorso. L’avvio formale arriverà con la consegna del documento, nelle prossime ore, al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. A darne notizia è la Bbc. Il Regno Unito volta pagina a 44 anni dal suo ingresso nell’allora Comunità economica europea. “Il fine – ha detto il premier britannico – è quello di creare una ‘relazione profonda e speciale’ con l’Europa” ed ha aggiunto: “Questo si traduce non solo nel costruire nuove alleanze, ma nell’ampliare i rapporti coi vecchi amici che sono al nostro fianco da secoli”.
Intanto il parlamento scozzese ha votato  a favore della richiesta di un referendum bis sulla secessione da Londra in risposta all’uscita dall’Ue.

Il governo britannico tenta di trovare una soluzione in extremis alla crisi politica in Nord Irlanda, nella speranza di evitare altre turbolenze prima dell’avvio delle procedure per il divorzio dall’Unione europea, che potrebbe cambiare lo status del confine tra la regione e la Repubblica d’Irlanda. I due principali partiti a Belfast hanno dichiarato che i colloqui per la formazione di un nuovo governo di coalizione sono finiti, ma Londra insiste per un accordo. “Anche in questa fase invito le parti politiche ad accordarsi per lavorare e formare un esecutivo e fornire alle persone qui il governo autonomo forte e stabiel che vogliono” ha detto James Brokenshire, il ministro britannico per l’Irlanda del Nord che ha presieduto i colloqui per tre settimane. La crisi politica è scoppiata a gennaio, quando il vicepremier del Sinn Fein Martin McGuinness si è dimesso in protesta contro la gestione di un programma di incentivi di alle imprese verdi decisa dalla First Minister Arlene Foster quando era ministro dell’economia. La caduta del governo ha portato al voto anticipato, che però non è riuscito a smuovere l’impasse tra i nazionalisti cattolici irlandesi del Sinn Fein e il Democratic Unionist Party (DUP), il partito filo-britannico e protestante della Foster. I partito avevano fino alle 17 di oggi per trovare un accordo su un nuovo governo, ma ieri sera il Sinn Fein ha detto di essere “alla fine della strada”. “Il processo negoziale ha fatto il suo corso e il Sinn Fein non farà nomine per la posizione di speaker o per il governo domani” ha detto Michelle O’Neill, leader del partito. Stessa valutazione da Foster “purtroppo la realtà è che non c’è stato un progresso sufficiente nel tempo a disposizione per formare un nuovo governo”. McGuinness, morto martedì per una rara malattia cardiaca, aveva chiesto a Foster di autosospendersi dal suo incarico in attesa della conclusione di un’inchiesta pubblica sul fallito programma che dovrebbe costare ai contribuenti mezzo milione di sterline, 580 milioni di euro. Se O’Neill e Foster entro stasera non trovano l’accordo sul governo di coalizione toccherà a Brokenshire commissariare l’Irlanda del Nord. Il governo britannico vuole risolvere l’impasse prima dell’avvio della Brexit, che la premier Theresa May ha messo in agenda per mercoledì 29 marzo, quando scriverà alle istituzioni Ue invocando l’articolo 50 del trattato di Lisbona. Ma il suo programma rischia di essere offuscato dall’opposizione delle due regioni che al referendum di giugno hanno votato in maggioranza per restare nell’Unione. Il parlamento scozzese affiderà domani alla first minister Nicola Sturgeon il mandato per chiedere a Londra un nuovo referendum sull’indipendenza alla luce del divorzio dalla Ue. May Sarà in Scozia oggi dove vedrà i membri del governo e la Sturgeon. La premier sottolineerà anche la necessità che le quattro nazioni che compongono il Regno Unito, che comprendono anche l’Inghilterra, pro-Brexit, e il Galles restino unite.

Dopo la decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Ue, la cancelliera Angela Merkel esclude l’uscita di altri Paesi. In un’intervista al quotidiano ‘Passauer Neue Presse’ la cancelliera ha detto che i singoli Paesi hanno naturalmente idee diverse sul futuro, ma nel complesso la strada e’ chiara. ‘Piu’ collaborazione a livello di politica di difesa, protezione dei confini, contrasto del terrorismo islamico e soprattutto quello che ci permette di avere successo a livello economico e che garantisce i posti di lavoro ai nostri figli e ai nostri nipoti’, ha detto Merkel in vista delle celebrazioni dei 60 anni del Trattato di Roma che ha istituito la Cee. La premier britannica Theresa May vuole inviare a Bruxelles la richiesta di uscita di Londra dall’Ue il prossimo mercoledi’(29 marzo), ma Merkel non ritiene che questa mossa guastera’ l’umore dei 27 Paesi rimasti. ‘Sapevamo che la lettera sarebbe arrivata, un giorno prima o dopo non e’ importante. Gli Stati membri, che vogliono guardare assieme al futuro, possono anche celebrare assieme’ i 60 anni dell’Europa.

Il meccanismo di avvio della Brexit scatterà il 29 marzo. Lo annuncia Downing Street, secondo la stampa britannica. E’ stato l’ambasciatore britannico a Bruxelles, Sir Tim Barrow, ad informare l’ufficio del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, della data scelta dalla premier Theresa May. L’iter prevede la notifica ufficiale all’Ue tramite una lettera firmata dal primo ministro con la quale si dichiara l’intenzione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione avviando quindi un negoziato della durata di due anni. “Siamo all’inizio del più importante negoziato per il Regno Unito nell’arco di una generazione”, ha affermato in una nota il ministro per la Brexit, David Davis.

“Invece di giocare alla politica con il futuro del nostro Paese, il governo scozzese dovrebbe concentrarsi sul governare bene e sui servizi pubblici per il popolo scozzese. La politica non è un gioco”. Lo ha dichiarato la premier britannica Theresa May, dopo che la leader scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato che la prossima settimana presenterà al Parlamento della sua regione la richiesta formale di un nuovo referendum sull’indipendenza.

La Camera dei Lord britannica ha approvato un nuovo emendamento al progetto di legge sulla Brexit, che dà il potere al Parlamento di porre il veto al futuro accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. L’emendamento è stato approvato con 366 voti a favore e 268 contrari. Lo scorso 1° marzo i Lord avevano approvato un emendamento per garantire i diritti dei cittadini comunitari che vivono nel Regno Unito prima dell’uscita del Paese dall’Ue. Adesso il nuovo testo tornerà alla Camera dei comuni che potrebbe ribaltare le modifiche introdotte dai Lord, che, a loro volta, saranno chiamati a dare il voto finale al progetto di legge. Successivamente sarà la regina Elisabetta a dare l’ultimo via libera. La premier britannica Theresa May aveva in programma di comunicare a Bruxelles l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona questa settimana, ma gli emendamenti dei Lord hanno allungato l’iter parlamentare.

“L’Europa ha la possibilita’ di utilizzare la Brexit come un’opportunita’, ma il rischio, se non ci sara’ “un drastico cambiamento della sua strategia” e’ che “non rimanga un caso isolato ma che ci siano altre uscite dall’Unione”. Lo ha detto a Parigi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan durante una conferenza. “E’ importante costruire e rafforzare la fiducia reciproca – ha continuato – altrimenti si rischiano altre Brexit. Se l’Europa non sfrutta l’opportunita’ di rispondere alle domande dei cittadini con soluzioni europee, cioe’ piu’ posti di lavoro, piu’ sicurezza, piu’ welfare, la Brexit e’ piu’ un rischio che un’opportunita’”.

Il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, e altri membri del Comitato di politica monetaria, hanno illustrato alla commissione Tesoro della Camera dei Comuni del Regno Unito l’ultimo rapporto sull’inflazione, che ha corretto al rialzo le previsioni di crescita per il 2017, dall’1,4 al due per cento. La Boe, riferisce la stampa britannica, non ha cambiato la sua visione a lungo termine della Brexit; la revisione e’ dovuta soprattutto alla Dichiarazione d’autunno, la previsione sulla spesa pubblica annunciata a novembre dal governo. Uno dei dirigenti di vertice, Gertjan Vlieghe, ha affermato, inoltre, che l’istituto non e’ in grado di prevedere la prossima crisi finanziaria o recessione.