Violante

“Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema dicono che, se Renzi viene rimosso, il centrosinistra tornera’ unito. Ma le scissioni si dovrebbero fare su un progetto politico, non su un nome”. E’ il pu8nto di vista di Luciano Violante, intervistato dal Corriere della Sera. “Non ho mai visto – afferma – una strategia politica alternativa, mi sembra che abbia dominato il no. Comunque adesso il danno e’ fatto e si tratta di capire come gestirlo”. Per Violante anche a l’ex segretario del Pd ha una responsabilita’: “non si e’ occupato del partito e ha spesso tenuto un atteggiamento sprezzante verso la minoranza, poco interessato alla discussione”. Aggiunge l’ex presidente della Camera: “mi sembra sia mancato il ‘collettivo'”, ma dall’altra parte “la battaglia” e’ stata “sul segretario”. E continua, riferendosi al ministro della Giustizia: “Credo che posizioni come quella di Andrea Orlando aiuterebbero a dare un carattere pluralista al partito e a consolidare una fiducia nei valori dell’uguaglianza e del merito”. Secondo Violante, la visione “socialdemocratica” del ministro della Giustizia risponde “di piu’ alle attuali esigenze della societa’ italiana. Soprattutto se affiancato da una candidatura femminile”.

“Nel Tribunale d’appello c’era un giudice che era stato in politica per 20 anni, Giannicola Sinisi, parlamentare dello schieramento opposto al mio, che e’ stato anche sottosegretario nel governo Prodi e quando al governo c’era Napolitano, dico Napolitano, come ministro dell’Interno. Ed e’ stato proprio lui il giudice che mi ha di fatto condannato, capovolgendo la sentenza di primo grado e aumentando la pena per farmi incorrere nella legge Severino” che prevede la decadenza dal mandato di parlamentare in caso di condanna a piu’ di due anni per reati contro la Pubblica Amministrazione.  A sottolinearlo e’ il senatore di Fi Augusto Minzolini durante l’udienza pubblica della Giunta per le Immunità del Senato che a breve dovrà pronunciarsi sulla revoca del suo mandato di senatore perché condannato a due anni e sei mesi per peculato. “Come si puo’ accettare che un magistrato che e’ stato in politica torni a giudicare un suo avversario? – chiede Minzolini quando gli viene data la parola per difendersi – Violante non si e’ mai sognato di tornare in magistratura. La questione e’ anche quella di preservare il potere politico da quello giudiziario”. Minzolini poco prima aveva ricordato come tra il primo grado in cui venne assolto dall’accusa di peculato per aver usato la carta aziendale della Rai per “fini personali” e il secondo in cui venne condannato avvennero vari fatti tra cui quello di essere stato “eletto in Parlamento”; che “il giudice del lavoro aveva obbligato la Rai a restituirmi i soldi”; aveva “polemizzato con Napolitano teorizzando il suo impeachment”; “avevo votato contro le riforme Renzi in contrasto con il mio gruppo”.