“Nessuno potra’ mai cancellare l’intuizione grandiosa della discesa in campo, lo sbaragliare in un baleno la fu gioiosa macchina da guerra dei comunisti mai pentiti che stavano per acchiappare il potere: quel ’94 fu un secondo ’48, e cambio’ la storia restituendo legittimita’ e speranza a un popolo orfano, disperso e smarrito: quel ventre sommerso d’Italia che tu hai saputo vellicare e nobilitare, e dargli una guida”. Lo scrive Denis Verdini in una lettera a Silvio Berlusconi, in occasione del suo 80esimo compleanno. Nella lunga missiva, pubblicata da Il Tempo, il leader di Ala ed ex braccio destro di Berlusconi, ripercorre l’impresa “gigantesca” del Cavaliere che ha “modernizzato” la politica e la societa’, e ricorda quando “ti vidi varcare la soglia del Nazareno accanto al nuovo leader dei tuoi avversari per scrivere insieme la riforma costituzionale dopo che grazie solo a te e al fazzoletto spazzolato come un prestigiatore sulla sedia di Travaglio nessuno aveva vinto le elezioni, ebbi un sussulto di gioia. Mi sembrava una grande rivincita, la nemesi perfetta di vent’anni di guerriglia civile, la plastica dimostrazione che – alla faccia di tutto e di tutti – Berlusconi era ancora il centro vitale della politica. Poi e’ andata come e’ andata, e ancora mi chiedo perche’. Di una cosa pero’ sono fermamente convinto: non puoi chiedere ai tuoi piccoli e ventennali nemici, che a differenza di te non avranno un solo rigo sui libri di storia, di interpretare questi sentimenti, di guardare oltre il proprio naso. Per come la vedo io, tocca per destino a chi e’ nato grande ergersi sulle difficolta’ e fare luce quando il buio e’ piu’ fitto. Tocca a te, Silvio. Questo, intendiamoci, non e’ ne’ un appello ne’ un consiglio. In tanti hanno cercato di tirarti per la giacca, e hai sempre fatto di testa tua. Giustamente e inesorabilmente. Il fatto e’ che, seduto in quel caffe’, non ho ancora capito se sono io ad aver sbagliato strada o se ancora una volta e’ incomprensibile la tua grandezza. Sara’ la storia a dirlo. Ho letto che non ti viene in mente neppure un nome di un vero amico in politica. Una constatazione amara – scrive Verdini – ma amicizia e politica, in effetti, sono come le convergenze parallele: destinate a incontrarsi ma non si incontrano praticamente mai. La politica, si sa, ti conduce a usare la testa, se ce l’hai, piu’ dell’anima, se ce l’hai. Ho letto anche che non vuoi doni, ma io ti regalo ugualmente un dubbio, un dubbio quasi amletico: se il Nazareno lo avessi portato in fondo tu, sarebbe stato un bene o un male per l’Italia? A te l’ardua sentenza, carissimo Presidente”.