scissione

“Quella che viene chiamata ‘la scissione’ e’ in realta’ il suo contrario. Vedere cioe’ se e’ possibile un processo costituente a partire dalla constatazione oggettiva che gli strumenti in campo non sono utili a questo”. Lo ha detto Massimo D’Alema durante un’iniziativa pubblica di Italianieuropei. Serve “un processo costituente e lo si avvia come in Europa con una coalizione di volenterosi, con un carattere aperto, perche’ i partiti sono diventati tutti delle macchine asfittiche”, ha detto D’Alema, ricordando che i Ds “avevano 650 mila iscritti. Poi ci siamo uniti per fare un partito piu’ grande e ora sono 180mila. Qualcosa non ha funzionato”. Ha aggiunto l’ex premier: “Bisogna avere il coraggio di rimettersi in cammino. Questo e’ il tema vero. Perche’ se si ha il coraggio di farlo, in questo paese c’e’ la capacita’ di reagire”.

“La scissione non c’è. Il Partito Democratico adesso è unito, è un vero partito, è uno dei pochi dove si discute. Bisogna stare uniti. Uniti siamo tutto, divisi siamo nulla. E solo così possiamo servire il Paese”. Lo ha detto Graziano Del Rio,ministro delle Infrastrutture e renziano, intervistato ieri dal Tg1. “Approfondiamo tutte le proposte, anche di Bersani, ma non parliamo di scissione”, ha aggiunto. Per il ministro il congresso “sarà una discussione serena tra diverse piattaforme programmatiche, aperta a tutti, come è abitudine del Partito Democratico”. Rispondendo sul Governo, Delrio ha detto che “il partito democratico non dà scadenze. Semplicemente vuole preparare una proposta forte, che consenta all’Italia di ritrovare un ruolo da protagonista in Europa, di creare lavoro, di creare prospettive di crescita e di benessere. Tutto il resto è nelle mani dei Parlamentari e del Governo”.

“La democrazia si accetta o non si accetta”. Così Matteo Ricci, vicepresidente del partito democratico, intervenuto su RaiNews24, parla dello scontro nel partito, sottolineando che “chi parla di scissione è antidemocratico”. “Problema di fondo è che il Pd è l’unico partito veramente democratico, scalabile – sottolinea Ricci – che fa congressi e primarie per leader e linea politica”. “Ma se il giorno dopo non accetti il vincitore è questo il problema – aggiunge rivolto alla minoranza – noi abbiamo fatto sempre le direzioni sui vari punti, con tutti gli argomenti importanti”.

“Ieri ho ascoltato interventi molto appassionati e oggi leggo dei resoconti sui giornali parecchio piu’ drammatici”. Cosi’ il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda interviene a Radio Anch’io. Per il capogruppo dem, c’e’ stata “un’apertura da parte di Renzi molto consistente, ha colto il punto” debole per la minoranza “che non e’ la riforma bensi’ la legge elettorale e, sulla possibilita’ di modificarla, ha fatto un’apertura piena”. “Sulla legge elettorale del futuro Senato il segretario ha proposto di adottare come testo base la proposta della minoranza, il ddl Chiti – Fornaro. Sull’Italicum ha fatto aperture molto chiare sulla possibilita’ di discutere, e quindi di modificare il ballottaggio, il premio di maggioranza alla lista, le modalita’ di scelta dei candidati, se con preferenze o con collegio uninominale”, aggiunge Zanda. Spiega poi il capogruppo del Pd al Senato: “Il Partito democratico non ha in Parlamento una maggioranza sufficiente per apportare modifiche all’Italicum, ecco il perche’ della commissione incaricata di esplorare la possibilita’ di trovare punti di accordo con le altre forze politiche. Se non si hanno i numeri in parlamento, se non si ha il 51 per cento dei voti, il metodo non puo’ che essere questo”. Del resto, ricorda Zanda, “durante la segreteria Bersani, ho fatto gia’ parte di una commissione incaricata di esplorare le intenzioni e le possibilita’ di cambiare il Porcellum” presso gli altri gruppi parlamentari. “Con Violante e Migliavacca” – gli altri componenti della commissione indicata da Bersani – “lavorammo per piu’ di un anno ma senza arrivare ad alcun risultato”. “Il metodo – insiste Zanda – non puo’ che essere il confronto”. E aggiunge: “Quella della minoranza e’ una discussione molto politica. Fatico a capire cosa sia possibile dare in piu’ per riportare a un’unita’ reale il Partito democratico”. Alla domanda sull’eventualita’ di una scissione, il presidente dei senatori del Pd risponde: “La considero una follia politica assoluta, sarebbe un danno per l’Italia e per l’Europa”. Per le questioni epocali che il mondo attraversa “come la grave crisi economica o i flussi migratori” e per “il peso che l’Italia ha in Europa e nel mondo, abbiamo assoluta necessita’ di stabilita’. E la stabilita’ del Paese, in questo momento, la garantisce solo il Pd”.