scissione

”Ci sono dei momenti in cui ti scorrono davanti delle immagini, dei frammenti della tua vita. Questo, per me, è uno di quei momenti. Sono assalito da mille pensieri e rivedo, come in un film, tutta la mia storia politica vissuta nel partito in cui ho militato fino a ieri. Il partito mi ha consentito di vivere momenti belli, meno belli, di prendere decisioni importanti per le comunità. Il partito mi ha formato, ha profondamente inciso nella mia vita, non solo politica. Faccio parte di quella generazione che ha avuto l’opportunità di formarsi attraverso il partito. Ho fatto la classica trafila, le tappe amministrative, la segreteria nazionale, il parlamento. Il partito mi ha insegnato ad ascoltare e a resistere. Mi ha dato grandi soddisfazioni, mi ha recuperato quando ho perso, mi ha insegnato a comprendere meglio le idee e i comportamenti delle persone”. Lo sottolinea Davide Zoggia che spiega così le ragioni del suo ingresso nel Movimento Democratici e Progressisti. “Molti in questi giorni mi hanno chiesto perché non abbiamo provato a lottare dentro il Pd, per cambiare le cose, per rimotivare molti elettori delusi. A questi amici rispondo che noi abbiamo combattuto strenuamente in questi anni contro la deriva del Pd. Molti di noi (me compreso) non hanno votato il job-act, la buona scuola, la legge elettorale (Italicum), non hanno votato a favore della riforma costituzionale nel referendum confermativo – ricorda – Niente, Renzi e la sua maggioranza sono andati avanti senza la minima esitazione. Non si sono accorti del grido di dolore che proveniva da gran parte dell’elettorato di centrosinistra”. “Ci si nasconde dicendo: ma abbiamo la maggioranza! Abbiamo deciso in direzione con una maggioranza schiacciante! Insomma un partito governato con il metodo del centralismo democratico pur non essendo ormai più un partito – stigmatizza – Discussioni assenti, asfittiche, circoli aperti grazie alla buona volontà e all’impegno di bravi militanti. Per il resto deserto. Sconnessione con la vita reale. Il Pd e’ snaturato, io credo in maniera irrimediabile”.

“Io vedo una scissione di gruppi dirigenti, non un esodo di militanti. La vera ragione della scissione e’ l’antipatia nei confronti di Renzi, anche se mi sembra un po’ poco”. Lo ha affermato il presidente e reggente del Partito democratico, Matteo Orfini, a “CorriereTv”. E su Michele Emiliano ha aggiunto: “Il fatto che possa tornare a fare il magistrato dopo essersi occupato di politica, facendo anche il presidente di Regione, lo trovo allarmante. No alle porte girevoli tra politica e magistratura”.

“La scissione indebolisce oggettivamente il governo. Non tanto per i voti di fiducia: penso che gli scissionisti la voteranno. Pero’ accentueranno le prese di distanza su provvedimenti ed emendamenti per marcare la propria identita’. E crescera’ di conseguenza la possibilita’ di incidenti parlamentari”. Cosi’ il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, in un’intervista al Messaggero. “Vedo il pericolo dell’incidente parlamentare. Non basta auto-proclamarsi forza di governo. Bisogna esserlo nella realta’”, afferma Zanda, secondo cui “dipende moltissimo dalle forze parlamentari. Abbiamo davanti un programma ancora ambizioso e la coesione sara’ essenziale. Questa legislatura puo’ essere la piu’ importante, dal Dopoguerra ad oggi, in materia di normativa a carattere sociale”. Sulle colpe della scissione, “per come concepisco la politica, la responsabilita’ e’ sempre di chi se ne va via. Soprattutto se lo fa in modo organizzato: un conto e’ uscire da un partito, un altro e’ uscirne e formare subito un altro soggetto politico, affollando un’area dove gia’ sono presenti quattro partiti di sinistra come giustamente ha osservato Veltroni”, dichiara Zanda. Quanto alla possibilita’ di alleanze, “e’ difficile immaginare che si possa uscire da un partito per poi cercare di allearsi con esso”.

“Domani, sabato 25 febbraio, alle 10.30 ci vediamo alla Citta’ dell’altra economia, nel quartiere Testaccio di Roma per un nuovo inizio”. Lo scrive su Facebook Roberto Speranza. Inizia cosi un nuovo corso per quella parte di Pd che ha deciso di prendere le distanze da Renzi e dalla sua linea politica.

“Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema dicono che, se Renzi viene rimosso, il centrosinistra tornera’ unito. Ma le scissioni si dovrebbero fare su un progetto politico, non su un nome”. E’ il pu8nto di vista di Luciano Violante, intervistato dal Corriere della Sera. “Non ho mai visto – afferma – una strategia politica alternativa, mi sembra che abbia dominato il no. Comunque adesso il danno e’ fatto e si tratta di capire come gestirlo”. Per Violante anche a l’ex segretario del Pd ha una responsabilita’: “non si e’ occupato del partito e ha spesso tenuto un atteggiamento sprezzante verso la minoranza, poco interessato alla discussione”. Aggiunge l’ex presidente della Camera: “mi sembra sia mancato il ‘collettivo'”, ma dall’altra parte “la battaglia” e’ stata “sul segretario”. E continua, riferendosi al ministro della Giustizia: “Credo che posizioni come quella di Andrea Orlando aiuterebbero a dare un carattere pluralista al partito e a consolidare una fiducia nei valori dell’uguaglianza e del merito”. Secondo Violante, la visione “socialdemocratica” del ministro della Giustizia risponde “di piu’ alle attuali esigenze della societa’ italiana. Soprattutto se affiancato da una candidatura femminile”.

Quella in atto nel Pd “e’ una scissione di ceto politico e non di fase politica. Le facce che stanno dietro a questa incomprensibile situazione sono le stesse da trenta anni”. Lo ha detto a Radioanch’io su Radiouno il governatore del Friuli Venezia Giulia Deborah Serracchiani, secondo la quale “c’e’ sempre possibilita’ di una sintesi tra incompatibilita’ politiche, piu’ difficile tra quelle personali”. Su Renzi, ha detto Serracchiani: “il segretario porta sempre delle responsabilita’ e credo che Matteo sappia che qualche responsabilita’ sia sua e che bisogna tentare fino all’ultimo”.

“Se ieri c’è stata la scissione del Pd? Stiamo aspettando le risposte di Renzi”. Così Francesco Boccia, deputato della minoranza Pd, oggi a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1: “Ieri non ci siamo ritrovati su temi rilevanti, come la scuola, il lavoro, l’Europa, le riforme. Anche uno come Orlando ha detto: facciamo una conferenza programmatica, votiamo su questi temi e capiamo qual è la posizione univoca del partito”. Quanto può durare la conferenza programmatica? “Anche un mese. Fai votare la nostra base su questi temi, ricompatti il partito sui grandi temi e consenti ai renziani ortodossi, poco inclini all’autonomia, di esser più liberi, perché il ‘capo’ non si potrà più arrabbiare se votassero contro il jobs act, ad esempio”. E le primarie? “A fine giugno o ai primi di luglio”. E se Renzi non fosse d’accordo né con la conferenza programmatica né con le primarie a giugno “allora ciò significa che questo non è più il Pd, e che la scissione l’ha fatta lui, Renzi”. E valuta l’intervento di Emiliano: “Ieri era un’assemblea di mediazione, Michele non poteva andare lì e ribadire la distanza con Renzi. Non bisogna mandare il cervello all’ammasso: tutti vogliamo salvare un progetto politico durato 20 anni. Solo che io ieri mi aspettavo un cenno o da Renzi o da Orfini, che purtroppo non è arrivato. Domani andremo alla direzione Pd e vedremo”. E se Renzi proseguirà andando avanti per la sua strada? “Ci guarderemo in faccia e decideremo il da farsi”. Entro domani sera, quindi, si saprà se avverrà la scissione? “Sì, almeno per quanto mi riguarda”. Sarà così anche per Emiliano, Speranza e gli altri? “Immagino di sì. Non penso che vogliano prendere una decisione prima di aver sentito come va a finire”. Poi Boccia ha lanciato un appello a Matteo Renzi: “Se non ha in simpatia Emiliano, Rossi e Speranza, potrebbero rispondere alla richiesta del ministro Orlando sulla conferenza programmatica?”. Quindi ha tacciato come “fantapolitica” la notizia d una cena tra Berlusconi ed Emiliano. In caso di scissione del Pd già si parla del nome del possibile nome per il nuovo partito: Nuova Sinistra: “Non mi piace, non porta bene e mi ricorda il Nuovo Centrodestra, che non ha portato bene”.

“Dico alla minoranza: ‘non consumate tutto oggi’. C’e’ tempo. Lo statuto elegge una commissione. Nei 4 mesi previsti si possono costruire le regole, le garanzie, si puo’ discutere insieme”. Cosi’ Dario Franceschini, all’assemblea nazionale del Pd. “Se vi alzate da quelle sedie – aggiunge Franceschini – non conta quanti sarete ad alzarvi. Questa giornata sara’ una ferita e porterete via un pezzo di storia che e’ troppo importante e che abbiamo il dovere di proseguire insieme”.

“Ho comunicato formalmente le dimissioni. Il congresso ha dei tempi statutari”. Lo ha detto oggi Matteo Renzi all’assemblea del Pd. E rivolgendosi alla minoranza dem ha aggiunto: “Non potete chiedere a chi si dimette di non candidarsi perche’ cosi’ si evita la scissione. Perche’ questa non e’ una regola del gioco democratico”. Ha continuato Renzi: “Ho pensato che poteva valere la pena di fare un passo indietro, per sistemare questa assurda situazione. Ci ho pensato sul serio. Perche’ mai come in questi due mesi e mezzo abbiamo ascoltato tutti. Ma accettare oggi che si possa dire di ‘no’ a una candidatura e eliminare un problema eliminando una persona, significa fare passare il messaggio che siamo tornati al partito da cui ci eravamo allontanati. Che si sta insieme contro qualcuno, e non per qualcosa. Non accetteremo mai e poi mai di consentire a qualcuno di dire: ‘Tu no, tu non sei della nostra comunita’. Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci. E’ un concetto che vale l’idea stessa di comunita’ democratica”.

Non ha mai fatto parte del Pd Achille Occhetto però “come italiano e come uomo di sinistra sono molto preoccupato dalle ipotesi di frantumazione, dal vedere più guastatori che costruttori”, “il mio non è un richiamo ipocrita all’unità per l’unità ma credo che questo sia il momento di includere”. Lo afferma in una intervista al Corriere della Sera l’ultimo segretario del Pci che ribadisce di essere “critico con Matteo Renzi ma nel Pd c’è un argine potenziale allo tsunami populista che non può essere distrutto dallo scontro tra un bullismo nuovista e un rancore guastatore”. Insomma, i “vanagloriosi si rendano conto della loro pochezza”. “Bisognerebbe partire da una critica alla perversa globalizzazione delle politiche neoliberiste e di austerità – sottolinea Occhetto -. Se non si sottrae questo tema alle politiche nazionaliste e populiste le partita è persa. Non si può rincorrere un mitico centro inesistente quando la politica mondiale si sta radicalizzando a destra”. Secondo Occhetto “c’è bisogno di un vero cambio di passo o la destra avanzerà”.