referendum 4 dicembre

“Io credo che la situazione sara’ diversa se vince il si’ o no. Io non mi sento indispensabile ma come nel 94 mi sento ancora utile e come tale sono qui a far valere ragioni per cui crediamo che questa riforma sia nemica della democrazia”. Così Silvio Berlusconi nel corso della trasmissione Di Martedi’ a Giovanni Floris che gli ha chiesto delle sue intenzioni dopo il 4 dicembre con l’esito del referendum costituzionale. E sul ‘domani’ del Paese in caso di vittoria del No, l’ex premier e leader di Forza Italia dichiara: “Penso che Renzi continuerà a governare”. E aggiunge: “Renzi si rechera’ dal Capo dello Stato per rimettere il mandato. Il Capo dello Stato, di cui ci fidiamo assolutamente, decidera’ se ridargli il mandato o darlo a qualcun altro, ma, chiunque sia, si presentera’ al Parlamento dove ci sara’ la stessa maggioranza di prima. Quindi non cambiera’ assolutamente nulla”.

“Con un’unica eccezione, non c’e’ rete televisiva pubblica che in oltre due mesi abbia invitato i socialisti a dire la loro in una trasmissione dedicata al referendum. Quando non eravamo in Parlamento ci rispondevano che l’assenza da Camera e Senato pregiudicava la possibilita’ di essere invitati. Ora che ci siamo, devono aver cambiato i criteri”. Sono le parole del senatore Enrico Buemi, membro della segreteria nazionale del Psi, riguardo la mancanza di una quota di spazio per i socialisti sulle reti pubbliche durante la campagna elettorale. “Ha un peso la rappresentanza parlamentare? – aggiunge – Bene, e allora perche’ si accolgono a braccia aperte esponenti solitari di partiti assenti dalle Camere? Perche’ sono amici di qualcuno? È un quesito che porro’ alla Commissione di Vigilanza Rai. Un’interrogazione a risposta immediata”.

“E’ fitta la corrispondenza tra il Comitato per il No e l’Ufficio centrale per i Servizi agli italiani all’estero della Farnesina. Come promesso nel corso dell’incontro che si e’ svolto alcuni giorni fa, il ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni ha fornito un indirizzo mail al quale inviare segnalazioni di anomalie e irregolarita’ nello svolgimento delle procedure di voto da parte dei connazionali residenti fuori dall’Italia”. Lo si legge in una nota del comitato per il No. Il Comitato per il No “non si e’ fatto pregare, iniziando subito a segnalare casi di elettori che hanno ricevuto due plichi e altri nessuno, di cittadini privi di nazionalita’ italiana che pero’ hanno ricevuto le schede per votare, o di cittadini che hanno scoperto di non essere iscritti nelle liste elettorali. Rilievi ai quali l’Ufficio centrale ha risposto con la dovuta sollecitudine, andando a verificare caso per caso. Tranne che per quello che appare come il caso piu’ grave: quello degli elettori che hanno fotografato e postato sui loro profili social la scheda con il voto espresso, rendendo cosi’ evidente la loro scelta e facendo quindi venir meno la segretezza del voto. La Farnesina si e’ limitata a girare la questione al Viminale, secondo il quale ‘la riservatezza del voto deve essere preservata, salvo non sia l’elettore stesso a dichiarare spontaneamente il suo voto’ non intravedendo quindi ‘un reato nel fatto che un elettore dichiari pubblicamente il proprio voto’. Peccato che un conto e’ dichiarare il proprio voto, un altro e’ fotografare la scheda, cosa che e’ espressamente vietata dalla legge italiana perche’ potrebbe prefigurare il voto di scambio”. Benche’ “autorevole, il parere del Viminale non puo’ considerarsi esaustivo su una questione di carattere costituzionale e dunque il Comitato per il No insiste a chiedere approfondimenti e verifiche, anche utilizzando le denunce piu’ circostanziate e corredate da foto che saranno presto inviate. Riservandosi comunque di presentare esposti penali alla magistratura per garantire a tutti la certezza che un voto cosi’ importante, quello sulla Costituzione, si sia svolto in modo regolare e senza indebite pressioni”.

Sembra che l’agenda politica si sia bloccata alla stessa pagina, quella del referendum costituzionale. Attendiamo l’esito del 4 dicembre con trepidazione e nel frattempo ci si sbrana con le appartenenze, con le ragioni piu’ o meno motivate del fronte del si’ e del no. Renzi divide: con lui o contro di lui? Ci sta simpatico o no? Ci conviene che resti o meno al governo? E intanto il Paese arranca, e ha paura non solo del futuro – fantasma che ci si vergogna perfino di evocare – ma persino dell’oggi. Il referendum appare una stupida arma di distrazione di massa! Li’ fuori accade di tutto: una barzelletta qual e’ Trump e’ presidente Usa, una Unione europea sempre piu’ arroccata sui suoi privilegi che pensa solo a sopravvivere, sorda ai richiami che provengono dai suoi eterogenei territori, una sfiducia dei cittadini italiani ed europei nelle istituzioni. Le mafie che proliferano insieme ai razzismi e la disoccupazione che avanza. E si va avanti, almeno questa e’ l’impressione, ma in realta’ si e’ fermi. Papa Francesco insiste con le sue grida disperate contro i mali, la corruzione e l’egoismo dell’uomo. Sergio Mattarella ci invita a ripensarci come comunita’ unita e solidale, ma noi continuiamo a curarci il nostro orticello senza acqua. E ci scanniamo sul referendum: da provinciali, quali siamo sempre stati.

“Se Renzi pensa di comprare il voto dei sardi con un piatto di lenticchie stile Prima Repubblica e’ un povero illuso”. Lo dichiara, in una nota, il coordinatore regionale di Forza Italia-Sardegna, Ugo Cappellacci. “Basta un semplice calcolo per verificare che il Governo toglie 415 euro l’anno ad ogni sardo, con il trucco dei 700 milioni degli accantonamenti. Soldi veri – attacca l’ex presidente della Regione – scippati da Roma e sottratti cosi’ alle famiglie, alle imprese, ai territori dell’isola. Il patto firmato ieri, ammesso e non concesso quello che affermano Renzi e compagni, arriverebbe alla scarsa somma di 25 euro per ogni sardo, trattandosi di 168 milioni divisi in quattro anni. Insomma, con una mano Renzi da’ 25 euro, ma con l’altra sfila 415 euro dalle tasche dei sardi: una fregatura degno della commedia di Toto’. Se pensa di insultare cosi’ il buon senso di un intero popolo, di prendere i voti presentando un piatto di lenticchie e pure vuoto, il 4 Dicembre avra’ una sorpresa. Con buona pace sua, la Sardegna non e’ piu’ terra di conquista da molto tempo e i sardi daranno una lezione a lui e alla sua corte locale che tradisce la terra dei padri e svende il futuro dei figli per la carriera politica”, conclude Cappellacci.

“Non crediamo che tra Salvini e Stefano Parisi sia una questione puramente e semplicemente di temperamenti o lotta per il potere ma piuttosto crediamo vi sia l’esistenza di dissensi profondi e strategici. Non vediamo infatti come una forza che non abbia deciso di uscire dal Ppe possa allearsi con Salvini”. Lo dice Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd, che aggiunge: “Detto cio’ pero’ sia Berlusconi sia Parisi votando no giocano col fuoco perche’ da un lato contestano una riforma votata da Forza Italia e tutta una fase condivisa ma dall’altro lato qualora con il loro contributo prevalesse il no mettono in moto una sorta di deflagrazione politica nella quale a parte il Pd le forze che avrebbero il maggiore spazio sarebbero appunto il M5S e la Lega”.

“Proprio non capisco le ragioni dei leader riformisti schierati per il No. Capisco Salvini, Grillo, De Mita e Cirino Pomicino, ed e’ una foto di gruppo che non puo’ non suscitare qualche sorriso, ma D’Alema e Bersani proprio no. Le loro argomentazioni mi sono parse cariche di un allarme non spiegato e, anche stilisticamente, fuori dalla loro cifra”. Per il regista Paolo Virzi’, intervistato da Repubblica, “l’alternativa, per chi e’ di sinistra, non puo’ essere organizzare i girotondi del No con un teppista come Salvini, con un totale irresponsabile come Grillo e dulcis in fundo con quella lenza di Berlusconi. Attenzione – avverte – il vecchio Caimano e’ pronto a riemergere e a spalancare le sue fauci”. “Non mi piace quello che sta succedendo a sinistra, troppo astio”, dice Virzi’. “Vedo da una parte i seguaci del premier invocare espulsioni e, dall’altra, persino un signore pacato come Bersani, uno che da ministro le riforme le ha fatte davvero e che ha sempre incarnato la figura dello zio bonario e spiritoso, impegnarsi in una battagliuccia stizzita che non e’ da lui. Intanto – osserva – imperversano le tragedie del nostro tempo: immigrazione, poverta’, guerre, barbarie. La mucca e’ nel corridoio, altroche’: sta muggendo per disperazione, perche’ nessuno si occupa di lei”. “Renzi non lo conosco e ho la sensazione che non debba avere un buon carattere, ma questo mi sembra piu’ un problema per sua moglie che per l’Italia”, afferma Virzi’. “Lo trovate insolente e un po’ bullo? Anch’io, pero’ se uno da’ un’occhiata al panorama fuori dalla sinistra trova una gaglioffaggine e una violenza che fanno sembrare Renzi un boy-scout”. Se Bersani pensa davvero che Renzi stia alterando il Dna del Pd, “allora dichiari apertamente che il No serve a cacciarlo e si dedichi a un progetto alternativo. Non so se sottoscriverei, ma lo capirei. Altrimenti e’ difficile sfuggire alla sensazione che le ragioni di questa contrapposizione siano piu’ psicanalitiche che politiche”.

Dal palco della Leopolda, Renzi attacca la minoranza del Pd ed “i teorici della ditta quando ci sono loro e dell’anarchia quando ci sono gli altri”. Un attacco che la platea della Leopolda accoglie con un ‘fuori, fuori’ riferito alla sinistra interna. “C’è un po’ di amarezza – dice il presidente del Consiglio e segretario del Pd – perché in parte del nostro partito è prevalsa la tradizionale volontà non tafazziana, sarebbe troppo semplice dire che è farsi del male da soli, ma è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell’Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno decretando la fine del Pd perché hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita”. E aggiunge: “Con rispetto, umiltà ma decisione non ve lo consentiremo. Ieri abbiamo razionalmente smontato tutte le bufale del No ma a loro non basta perché per loro il referendum serve a bloccare tutto ciò che, partendo da qui, abbiamo fatto, dicono di difendere la Costituzione ma stanno cercando di difendere solo i loro privilegi e la possibilità di tornare al potere. Sanno che il 4 dicembre è l’ultima occasione per tornare in pista”. “Il nostro 2017 – ha proseguito Renzi – potrebbe essere un anno meravigliosamente difficile ma meravigliosamente bello: l’anno della svolta per l’Italia e l’Europa, a partire dall’appuntamento del 25 marzo 2017” sui trattati Ue. A quel governo volete arrivarci con un’Italia delle idee o con un ‘governicchio tecnicicchio’? Con un’Italia che guarda all’Europa o a classe dirigente politica che non può che continuare a fallire?. “Con il referendum costituzionale – ha detto Renzi – siamo ad un bivio, è il derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra rabbia e proposta, tra nostalgia e domani”.

“Grande partecipazione della Sicilia alla manifestazione che il Pd ha indetto a Roma per sostenere il Sì al Referendum costituzionale: dall’isola partono due aerei speciali (da Palermo e Catania) e sette pullman organizzati dalle Federazioni del Partito Democratico e dei Giovani Democratici, insieme con la quasi totalità del gruppo dirigente siciliano”. Lo dice Antonio Rubino, responsabile dell’Organizzazione del Pd siciliano a proposito della manifestazione “La piazza è del popolo” che si terrà oggi a Roma a partire dalle ore 14 a Piazza del Popolo. “Siamo molto soddisfatti – aggiunge Rubino – per la risposta del Pd siciliano, soprattutto in considerazione delle difficoltà legate agli spostamenti dalla nostra isola. È la dimostrazione dell’attaccamento del ‘popolo del Pd’ al partito, e ad una battaglia democratica per il Paese come quella a sostegno delle riforme costituzionali”.

“L’Agcom, rispondendo al mio esposto, ha ufficialmente richiamato la tv pubblica, con particolare riferimento al programma ‘Politics’, ricondotto alla testata del Tg3, perché assicuri la parità di trattamento tra i soggetti favorevoli e contrari al quesito referendario”. Ad affermarlo in una nota, è il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. “La Rai – sostiene – è quindi formalmente ‘diffidata’ dall’Agcom e caldamente invitata, per così dire, a rispettare l’equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche, le pari opportunità e il contraddittorio, così da garantire la completezza e l’imparzialità dell’informazione, su tutti i temi dell’attualità e dell’agenda politica, oltreché, ovviamente del referendum del prossimo 4 dicembre”.