Ben consapevole dell’importanza della legge elettorale per la rappresentanza democratica, il dibattito che non accenna a placarsi sul modello elettorale da adottare nel nostro Paese sta assumendo i toni della farsa. Siamo alle prese con una congiuntura economica e sociale a dir poco critica. I livelli di crescita e la produttivita’ dell’azienda-Paese sono pressocche’ stabili. Aumenta la pressione fiscale sostanziale, cresce la disoccupazione giovanile, rimane alta quella generale. Ma il cuore dei problemi nell’agenda politica rimane la legge elettorale. I maggiori partiti optano per il maggioritario, i piccoli partiti per il proporzionale (che garantisce una effettiva rappresentativita’ ma non la governabilita’) in grado di assicurare loro sopravvivenza. Riusciranno i partiti a rendere omogenea la legge elettorale sia per la Camera sia per il Senato, come da indicazione del Capo dello Stato? Le alternative sono 5: Mattarellum: maggioritario con collegi uninominali e con il 25% dei seggi assegnati con il proporzionale; Consultellum: il sistema che uscirebbe dall’ordinanza della Consulta nel caso in cui venisse bocciato il doppioturno e che prevede preferenze e proporzionale con sbarramento all’8% per il Senato e del 3% per la Camera; ‘Italicum bis’ nel caso in cui la Consulta dovesse salvare il ballottaggio previsto dall’Italicum e che prevede il doppio turno e la soglia, per ora al 40%, per la vittoria al primo turno; sistema proporzionale con minipremio di maggioranza alla lista o alla coalizione che arriva prima; modello tedesco: meta’ seggi assegnati con il proporzionale e meta’ con il maggioritario. Ebbene, uno di questi modelli sara’ quello vincente, ma per la politica non c’e’ fretta: senza legge elettorale nessun rischio di voto anticipato. Ma intanto non si parla d’altro.