povertà assoluta

La povertà e le disuguaglianze sociali sono ancora un’ombra sulla crescita del Sud. Nel 2015, infatti, 10 meridionali su 100 risultano in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro-Nord. A scattare la fotografia è il “Rapporto Svimez 2016 sull’economia del mezzogiorno”, presentato oggi a Roma dall’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Sud. Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese, nelle due regioni più grandi, Sicilia e Campania, sfiora il 40%, avvertono gli analisti.

“I dati sono equivocabili: il nostro Paese rischia di imboccare la strada di una insostenibile e deleteria ‘guerra tra poveri’. Come possiamo permetterci di spendere 35 euro al giorno per accogliere decine di migliaia di immigrati, quando agli sportelli e alle mense della Caritas del sud, ma spesso anche del centro-nord, due utenti su tre sono italiani?”. Il presidente del Veneto Luca Zaia commenta cosi’ i dati del rapporto annuale Caritas diffusi oggi, in concomitanza con la Giornata mondiale contro le poverta’. “Voglio evitare pregiudizi o condizionamentI ideologici di presunto razzismo – premette – ma porre una questione politica fondamentale per la sopravvivenza non solo del nostro welfare, ma delle basi della convivenza civile. Ci sono 4,6 milioni di italiani che non raggiungono nemmeno il reddito minimo di sostentamento, il numero di poveri in Italia e’ raddoppiato negli ultimi 8 anni, e tra questi – ci dice la Caritas – cresce il numero dei giovani rispetto agli anziani; la crisi economica ha falciato milioni di posti di lavoro, infoltendo la schiera dei disoccupati. Solo il ‘ricco’ Veneto ne conta 170 mila”. Per Zaia, se questo e’ lo scenario, “come puo’ un Paese civile dimenticarsi dei propri poveri e investire 4 miliardi del proprio bilancio per accogliere i migranti e ‘solo’ un miliardo per contrastare poverta’ ed emarginazione tra i propri cittadini? Forse che i disoccupati e i poveri del Sud dell’Italia valgono meno, agli occhi del governo, di chi proviene dall’altra sponda del Mediterraneo?”. “Da amministratore ritengo impegno prioritario e di responsabilita’ il sostegno alle persone piu’ fragili delle nostre comunita’ – prosegue Zaia – e mi aspetto che il governo italiano ponga, con maggior forza e coraggio, analogo principio nei confronti dell’Unione Europea. A un Paese dove un cittadino su sette e’ sotto la soglia delle poverta’, non puo’ essere scaricato l’onere di accogliere e gestire la pressione dei flussi migratori dell’intero continente. O l’Europa ci da’ la risorse per accogliere quanti scappano da Africa, Asia e Medio Oriente in cerca di un destino migliore – conclude – o l’Italia deve avviare con serieta’ e rigore un piano di rimpatrio dei migranti che non hanno i requisiti di rifugiato”.

New York da oggi al centro del mondo con il vertice Onu che durerà sette giorni. Si inizia con una riunione sui migranti. Domani si terrà l’inaugurazione dell’Assemblea generale al Palazzo di Vetro. In primo piano, tra i temi di cui si discuteranno i 193 Paesi che compongono le Nazioni Unite, ci sono la Siria, il terrorismo e la povertà assoluta, con ‘Goals 20030’, le iniziative firmate lo scorso anno per combattere l’indigenza e la fame. Si voterà anche il nuovo Segretario generale dell’Onu, che succederà all’uscente Ban Kimoon. Il nuovo presidente è Peter Thomson delle Isole Fiji. New York accoglie i grandi del potere in una città blindata, con 38mila poliziotti, strade chiuse, posti di blocco anche alla luce dell’esplosione avvenuta a Manhattan a poche ore di distanza dal vertice. Per la prima volta la discussione sul terrorismo avviene in un’assemblea Onu alla presenza di così tanti Paesi. Il summit è stato voluto da Ban Kimoon per trovare soluzioni ad una realtà che ad oggi nel mondo conta la fuga di oltre 65 milioni che sono state costrette ad abbandonare la casa per guerre, violenza, terrorismo, catastrofi naturali. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi a New York sul summit dedicato ai migranti oggi interverrà sulla condivisione di responsabilità per i profughi e i migranti. In mattinata alla Clinton Global Iniziative il premier italiano parlerà di economia, in particolare delle politiche di rigore europee che stanno frenando la crescita.

Persi tre anni nella lotta alla povertà. A sostenerlo è l’ex ministro del Lavoro ed ex presidente Istat, Enrico Giovannini, al Corriere della Sera. La ripresa annunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi non si traduce per Giovannini ”in un miglioramento del reddito. Anzi c’è un peggioramento che si concentra nelle famiglie con due o più figli minorenni e tra le famiglie di stranieri”. Si osserva invece “una stabilità dell’indice di povertà tra gli anziani”, mentre per i lavoratori tra i 45 e i 54 anni si registra “un aumento dei poveri”. Secondo i dati Istat nel 2015 si registrano in Italia 500 mila indigenti in più rispetto al 2014, si tratta di 1,5 milioni di famiglie che vivono in povertà assoluta.

Le persone in povertà assoluta hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007. Le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono quasi raddoppiate negli anni della crisi: +78,5%, con una incidenza sul totale passata dal 3,5% pre-recessione al 5,7% del 2014. Lo segnala un’indagine dell’Ufficio studi della Confcommercio. Le famiglie assolutamente indigenti erano oltre 823mila nel 2007, sono salite a quasi 1,5 mln nel 2014.