Monti

“La flessibilita’ non significa ‘maggiore spazio di deficit rispetto al passato’ come fa credere qualcuno, ma significa maggiore spazio di deficit rispetto alle assurde previsioni del fiscal compact'”. E’ quanto scrive Matteo Renzi, candidato alla segreteria del Pd, nella sua e-News. “In altri termini: il governo Monti e il governo Letta avevano un deficit piu’ alto del nostro, lo avevano al 3% – aggiunge Renzi – noi lo abbiamo ridotto, non aumentato. Siamo stati piu’ rigorosi, non meno rigorosi. Abbiamo usato la flessibilita’ che ci siamo conquistati per tenere il deficit al 2,3% (che diventera’ 2,1% per effetto della manovrina concordata dall’attuale governo a Bruxelles) anziche’ arrivare da subito al pareggio di bilancio voluto dalla politica di austerity del passato”. Per l’ex premier “la flessibilita’ non significa finanza allegra, ricreazione per tutti: noi abbiamo tenuto i conti in ordine piu’ degli ultimi tre governi. Ma abbiamo cercato di farlo senza uccidere le prospettive di crescita, cosa che il fiscal compact – votato da quelli di prima, non da noi – ci avrebbe costretto a fare. Piu’ rigorosi di chi ci ha preceduto – conclude Renzi – senza pero’ essere totalmente proni alla filosofia dell’austerity. E questo l’abbiamo fatto insieme al ministro Pier Carlo Padoan cui sono legato da un rapporto personale di stima e amicizia che nessun retroscena giornalistico riuscira’ a mettere in discussione”.

“A differenza di 6 anni fa quando tocco’ a me, questa volta per la verita’ anche gli altri spread europei si sono alzati, anche quello della Germania. Ora penso che la situazione sia molto piu’ sicura, solida e stabile di un tempo”. Lo ha detto il senatore Mario Monti, ospite di Otto e mezzo su La7. “Il nostro e’ un Paese che negli ultimi anni ha cercato di tenere in ordine la finanza pubblica ma senza fare uno scatto per la sua definitiva sistemazione – ha aggiunto – Il Governo Renzi e’ stato molto buono nell’orientamento sulle riforme strutturali ma negativo nell’impostazione politica fiscale”. Ad una domanda sull’Europa a due velocita’ Monti ha detto: “L’Europa e’ gia’ a velocita’ differenziate. L’Italia fa parte del gruppo di testa dell’Europa, non abbiamo oggi i numeri ma ne abbiamo il potenziale. Ma solitamente questo Paese e’ riuscito sempre a raggiungere gli obiettivi che si e’ prefissato. Perche’ non diciamo che e’ l’Italia e’ l’unico Paese del Sud-Europa che e’ uscito dalla crisi finanziaria senza chiedere un solo euro in prestito?”

L’ex presidente del Consiglio Mario Monti, in una intervista al Corriere della Sera, annuncia il voto contrario al referendum costituzionale del 4 dicembre. Per il senatore a vita con la riforma “ci possono essere risparmi nel costo della politica in senso stretto, ma il vero costo della politica non è quello dei senatori” e si trova a parer suo “nel combinato disposto fra la Costituzione, attuale o futura, e metodo di governo con il quale si è lubrificata da tre anni l’opinione pubblica con bonus fiscali, elargizioni mirate o altra spesa pubblica perché accettasse questo”. Dice l’ex commissario Ue, che ha votato la riforma in prima lettura nel 2014, “votare Sì al referendum significherebbe votare Sì al tenere gli italiani dipendenti da questo tipo di provvidenza dello Stato” e aggiunge: “A me risulta impossibile dare il mio voto a una Costituzione che contiene alcune cose positive e altre negative, ma che – per essere varata – sembra avere richiesto una ripresa in grande stile di quel metodo di governo che a mio giudizio è il vero responsabile dei mali più gravi dell’Italia: evasione fiscale, corruzione, altissimo debito pubblico”. E aggiunge: “Dire che una parziale modifica della Costituzione, conseguita in un modo così costoso per il bilancio pubblico, sarà molto benefica per la crescita economica e sociale dell’Italia, è una valutazione che non posso accettare. Se prevarrà il Sì avremo una Costituzione riformata, forse leggermente migliore della precedente, ma avremo con essa l’approvazione degli italiani a un modo di governare le risorse pubbliche che pensavo il governo Renzi avrebbe abbandonato per sempre, come ha fatto meritoriamente con gli eccessi della concertazione tra governo e parti sociali”.