guerra

Donald Trump massacra l’ortografia e il dizionario non ne puo’ piu’. Esasperato dopo le ripetute offese alla lingua inglese del capo della Casa Bianca, il Merrian Webster ha replicato su Twitter facendosi beffe degli svarioni digitati dal presidente sul suo profilo di microblogging. Grazie all’opera di alcuni “bot” che conservano ogni micromessaggio anche dopo che l’autore lo ha cancellato, e’ ora possibile tener dietro a tutti gli errori e i ripensamenti di Trump su Twitter. Come quello, ripetuto due volte il fine settimana, che ha confuso il verbo “heal” (guarire) con “heel” (persona disprezzabile). Il messaggio era quello di domenica in cui il presidente ha teso un ramoscello di ulivo ai contromanifestanti di Boston. Il Merrian Webster gli ha fatto notare la differenza postando un tweet con tanto di emoji e le varie definizioni delle parole che “suonano” simili a “heal”, tra cui appunto “heel”, quella usata da Trump: “oltre ad essere una persona disprezzabile e piena di se'” o “inaffidabile” e’ anche una parte del corpo, il calcagno, per cui Trump e’ stato esentato dal servizio militare negli anni del Vietnam. E’ da gennaio, quando il tycoon si e’ insediato alla Casa Bianca, che il Merrian Webster ha trovato la sua vena all’insegna della satira politica. Prima il dizionario aveva usato la sua presenza su Twitter per due post quotidiani, uno con la definizione della parola del giorno, l’altro con un quiz ortografico per il lettori. Trump

C’e’ chi non vuol capire che siamo di fronte ad “una guerra all’occidente”. E le guerre “non si capiscono, ma si combattono”. Daniela Santanche’ lo sottolinea interpellata dall’Agi mentre la strage di Barcellona, celebrata in alcuni siti che sarebbero vicini all’Isis, tiene banco nel dibattito politico. Sul perche’ il gruppo di Forza Italia alla Camera non abbia votato a favore dell’ultima proposta di legge, approvata in prima lettura a luglio, sul contrasto all’estremismo islamico risponde: “perche’ non era abbastanza. Questo non e’ il momento di pensare, ma di agire”. Le misure erano “troppo blande e non e’ quel che serve”. “Stiamo vedendo quello che succede, purtroppo, e non sara’ l’ultimo episodio”, osserva. Quanto alle misure necessarie per il contrasto al fenomeno, spiega: “serviva quello che le procure hanno fatto sulle Ong. Da tantissimo tempo dico che non sono trasparenti”, e nota che anche in questo caso la politica si e’ trovata solamente a seguire. Le Ong “aiutavano gli scafisti, non la gente a non morire”, sottolinea e aggiunge: “la parola multiculturalita’ va bandita perche’ il modello di integrazione e’ fallito” in Italia Francia e Europa. “Servono misure piu’ severe. L’unica cosa giusta l’ha fatta il ministro Minniti con il codice per le Ong”. Ma, questo da solo “non basta. Si pensi che ci sono in Italia 54mila persone che dovevano essere gia’ espatriate e non lo sono. C’e’ un approccio ideologico” alla questione che non dovrebbe essere. Quanto al lavoro dell’Intelligence, l’Italia “e’ un passo avanti rispetto agli altri Paesi” dell’Europa vista l’esperienza della lotta al terrorismo interno, come “le Brigate rosse”. Il punto “e’ lo scambio di informazioni fra i vari paesi Ue. Manca una rete europea: ognuno e’ geloso dell’altro”. Questa e’ una misura “da attuare al piu’ presto possibile”, chiosa la parlamentare azzurra. E ribadisce: “non siamo noi che dobbiamo fare passi indietro sull’integralismo. Dobbiamo avanzare nei nostri credo e nei nostri valori”.

La verità? E’ la prima vittima della guerra. Lo pensava Eschilo, tanti secoli addietro. E non è cambiato nulla da allora. Se oggi il Cremlino, a seguito dell’attacco in Siria che è costato la vita ad 86 morti di cui 30 bambini, si permette di definirlo una ‘fake news’, ossia una notizia destituita di ogni fondamento, allora possiamo dire tranquillamente che nell’era della informazione in tempo reale e delle interconnessioni planetarie, i progressi che sono stati ottenuti sul fronte dell’accertamento della verità dei fatti, soprattutto in politica estera e nei teatri di guerra, non sono poi cosi efficaci. In realtà i progressi sono stati fatti e sono quelli che permettono di sbaragliare la propaganda di regime e l’oltraggio sistematico ai fatti. L’attacco con il gas Sarin che è registrato in Siria nella provincia di Idlib, è purtroppo una triste realtà. Si tratta di un vero affronto alla dignità dell’uomo, una lesione profonda della nostra coscienza che si interroga su cosa poteva e doveva essere fatto per scongiurare la morte di ben 30 bambini e 20 donne. Sorprende e indigna, in tale contesto, l’affermazione del ministro degli Esteri russo che ha bollato l’attacco come una fake news’. L’asse Siria-Russia è cosa ben nota ed era prevedibile che Mosca prendesse le difese di Assad. Tutto questo conferma come oggi più che mai la guerra che si combatte non è purtroppo solo quella delle armi, convenzionali o chimiche che siano, ma anche e soprattutto quella delle opposte verità, della propaganda di guerra, dell’informazione, degli attacchi informatici sul web, dei servizi di intelligence e tutti attentano alla verità delle cose, e cercano di manipolarla, insieme alle nostre coscienze e alla nostra sensibilità. La guerra di oggi si combatte con armi chimiche e con la propaganda di sempre. E uccide tanto i bambini quanto la verità.

“Mi aspetto di rimanere in carica fino al 2021, quando scadrà il mio terzo mandato”. Ad affermarlo è il presidente siriano Bashar al-Assad in un’intervista a Damasco con il New York Times e altri giornalisti americani e britannici. Assad esclude cambiamenti politici fino a quando le sue forze non vinceranno la guerra e sostiene che il tessuto sociale del suo Paese – dove metà della popolazione è stata costretta a fuggire, centinaia di migliaia di cittadini sono stati uccisi e altri imprigionati – era “molto meglio prima della guerra”. Assad ha respinto ogni responsabilità per la guerra che ha devastato il suo Paese.

La guerra in Iraq non era inevitabile. Lo rivela il rapporto Chilcot. Blair sotto accusa e si difende cosi: ‘andare in guerra in Iraq è stata la decisione più dolorosa che io abbia mai preso, ma il mondo è un posto migliore senza Saddam Hussein”.L’ex primo ministro Tony Blair ha detto di aver preso la decisione di entrare in guerra contro l’Iraq nel 2003 “in buona fede” e in quello che riteneva “essere il miglior interesse del paese”. Tony Blair si assume la piena responsabilità per ogni errore commesso nella guerra in Iraq ”senza eccezioni o scuse”. Blair resta comunque dell’idea secondo cui ”era meglio rimuovere Saddam Hussein” e non crede che il conflitto sia stato una causa del terrorismo che vediamo oggi nel Medio Oriente e nel mondo.