Franco Roberti

“Sembra coerente l’adozione di una rigorosa e chiara politica di legalizzazione della vendita della cannabis, accompagnata da una parallela azione a livello internazionale, e, in particolare europeo, che consenta la creazione, in prospettiva, di una più ampia aerea in cui il fenomeno sia regolato in modo omogeneo”. La Dna, nella relazione 2017, presentata questa mattina al Senato, a Roma dal procuratore Franco Roberti, ribadisce il suo punto di vista sul tema della legalizzazione della Cannabis, ricordando quanto già detto “in senso favorevole alla legalizzazione, ove attuata secondo criteri che venivano nel dettaglio evidenziati, prendendo atto sulla base di numeri, fatti, indagini e processi in nostro possesso – del fallimento delle politiche proibizioniste”. “Questo Ufficio – si legge nella relazione – conferma, anche alla luce delle nuove questioni esaminate e dei nuovi dati pervenuti, la necessità di concentrare le risorse dello Stato finalizzate alla repressione dei reati su fenomeni più gravi ed allarmanti del traffico di droghe leggere”. Per la Dna comunque si sottolinea la necessità che “l’eventuale legalizzazione si realizzi in un quadro europeo che coinvolga un numero apprezzabile di Stati aderenti”.

“Non ho nulla contro i magistrati che scelgono di passare in politica, ma dovrebbero non tornare più nell’attività giurisdizionale una volta finita la vita politica, tornando nel settore pubblico e nella pubblica amministrazione, con ruoli diversi da quelli di giudice o pubblico ministero”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in un’intervista a ‘Soul’, il programma-intervista di Tv2000 condotto da Monica Mondo in onda oggi alle ore 12.15 e alle 20.45 in occasione anche della Giornata per le vittime della mafia che si celebra il 21 marzo.

“I rischi di infiltrazione sono sempre alti. La ricostruzione post terremoto e’ storicamente il boccone ghiotto di consorterie criminali e comitati d’affari collusi. Pero’ va detto che abbiamo alle spalle gruppi di contrasto consolidati, esperienza, attivita’ importanti. E abbiamo il modello dell’Aquila, che ha funzionato. Siamo pronti”. Intervistato da Repubblica, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti assicura: “Non si ripetera’ lo scandalo dell’Irpinia”. “Dietro quelle migliaia di morti c’erano la selvaggia cementificazione e gli affari dei clan: all’inizio individuammo i Nuvoletta”, ricorda Roberti, giudice istruttore a Sant’Angelo dei Lombardi all’epoca del terremoto dell’Irpinia del 1980. “Senza voler minimamente affrettare giudizi, vedo che anche qui nel 2016 sono tanti gli edifici sbriciolati, anche pubblici. Troppi. L’esperienza e le acquisizioni scientifiche e giudiziarie ci dicono che se una casa e’ costruita bene, se sono state rispettate le norme antisismiche, di fronte a un evento drammatico quel corpo di fabbrica puo’ lesionarsi, incrinarsi, ma non puo’ polverizzarsi e implodere. Ecco perche’, senza azzardare previsioni, immagino ci sia molto da approfondire”. Nell’indagine sulla ricostruzione post-terremoto, da pm a Napoli, “ritrovammo le stesse magagne, gli stessi imbrogli. Addirittura imparammo a distinguere il calcestruzzo ‘gettato’ da quello ‘pompato’. Le imprese legate ai clan di camorra impiegavano il primo, piu’ scadente e meno sicuro, ma registravano di aver usato il secondo, piu’ sicuro e compatto”, racconta Roberti. Nell’intervista il procuratore spiega perche’ ha detto che “non basta l’Anac”: “L’Anticorruzione fa bene il suo lavoro di prevenzione della corruzione, nella acquisizione e gestione degli appalti, mentre la procura nazionale svolge il suo monitoraggio sugli eventuali collegamenti mafiosi delle imprese che concorrono agli appalti”.