Diario Civile

Due storie di impegno civile. Due storie che raccontano come la mafia si possa combattere non solo nelle aule giudiziarie e con le indagini, ma anche con il lavoro quotidiano di denuncia e civilizzazione. Lo hanno fatto Peppino Impastato e Giuseppe Fava, giornalisti e uomini di cultura uccisi dalla mafia, ai quali “Diario Civile”, il programma di Rai Cultura con il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, dedica la puntata in onda martedì 9 maggio alle 21.10 su Rai Storia. Mentre l’Italia è sotto choc per il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro, Peppino Impastato muore il 9 maggio 1978, a 30 anni, a Cinisi, in Sicilia, dilaniato dall’esplosione di una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Aveva sfidato il capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti, con le sue trasmissioni di Radio Aut, sfruttando l’onda creativa delle radio libere degli anni ‘70 e dando sfogo a monologhi satirici e grotteschi. Pippo Fava è stato, invece, un uomo di cultura poliedrico che si è cimentato nella letteratura, nel teatro, nel giornalismo, raccontando una parte di Sicilia nascosta, la provincia di Catania, e il suo mondo fatto di collusioni tra mafia e imprenditoria. Entrambi hanno proposto punti di vista nuovi e originali sulla Sicilia, hanno scavato nelle contraddizioni della gente senza piegare la testa di fronte alle minacce mafiose, pagando l’impegno con la vita.

La strage di Portella della Ginestra rappresenta uno snodo importante nella storia della Sicilia e dell’Italia del Dopoguerra. È la prima manifestazione della strategia della tensione della Repubblica. Rai Cultura ricorda la ricorda con lo speciale “1 Maggio 1947: la strage di Portella della Ginestra nel vissuto dei protagonisti” di “Diario Civile”, in onda oggi alle 19.00 su Rai Storia, con un’introduzione del Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.
Il documentario si propone di far riemergere le memorie che hanno conservato il ricordo della strage nella stessa comunità, protagonista del tragico evento, in modo da restituirle al presente. In un periodo in cui si discute molto, e talvolta impropriamente, di “uso pubblico della storia”, sottolinea l’ufficio stampa Rai, questo documentario su un “luogo della memoria,” come Portella della Ginestra permette di mostrare con maggior forza la capacità della storia di farsi discorso pubblico scientifico, intervenendo a salvaguardare e valorizzare le diverse storie di vita legate a quel terribile evento.

Trentacinque anni fa, il 30 aprile del 1982, viene assassinato a Palermo Pio La Torre. Con lui, nella macchina crivellata dai colpi dei sicari, c’è anche Rosario Di Salvo, il compagno di partito che gli faceva da autista e guardia del corpo. Nell’anniversario della morte, Rai Cultura dedica al politico e sindacalista il nuovo appuntamento con ”Diario Civile”, in onda domani alle 18.00 su Rai Storia, con un’introduzione del Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato Prefetto di Palermo immediatamente dopo quell’attentato, a chi gli chiede perché la mafia abbia ucciso Pio La Torre, risponde ”per tutta una vita”. Pio La Torre si è sempre schierato in difesa degli ultimi, e in Sicilia questo ha voluto dire battersi contro gli interessi illeciti della mafia. Da quando, appena ventenne, guida le lotte contadine per la terra, passando per l’opposizione al Sacco di Palermo, fino alla mobilitazione contro la base missilistica di Comiso, La Torre combatte contro la mafia, per la legalità, la giustizia e la pace. Nessuno come lui conosce in prima persona il fenomeno mafioso, per questo è stata fondamentale la sua presenza nella Commissione parlamentare Antimafia, di cui ha redatto, insieme tra gli altri al giudice Cesare Terranova, la relazione di minoranza; un caposaldo della lotta contro la mafia. Ed è da quell’esperienza parlamentare che nasce la sua rivoluzionaria proposta di legge, che per prima ha previsto il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni dei condannati. Legge che il parlamento approverà, col nome di Legge Rognoni-La Torre, solo il 13 settembre 1982, dopo la morte di La Torre e l’omicidio di Dalla Chiesa. A dare volto e voce a Pio La Torre, è il giovane attore palermitano Alessio Vassallo, che ripercorre la sua vita attraverso i suoi scritti. Il documentario inoltre si avvale delle testimonianze di coloro che più da vicino hanno conosciuto La Torre; come il figlio Franco; i suoi primi compagni nel sindacato Emanuele Macaluso e Nicolò Cipolla; i suoi collaboratori nel Partito Comunista siciliano, Nino Mannino e Gioacchino Vizzini; e il giornalista dell’Unità Vincenzo Vasile e l’allora cronista de L’Ora Attilio Bolzoni.

Due storie di impegno civile, che raccontano come la mafia si possa combattere non solo nelle aule giudiziarie e con le indagini, ma anche con il lavoro quotidiano di denuncia e civilizzazione. E’ quanto hanno fatto Peppino Impastato e Giuseppe Fava, giornalisti e uomini di cultura uccisi dalla mafia, ai quali “Diario Civile”, il programma di Rai Cultura con il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, dedica la puntata in onda domani alle 22.10 su Rai Storia. Peppino Impastato sfidò il capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti, con le sue trasmissioni di Radio Aut, sfruttando l’onda creativa delle radio libere degli anni ’70 e dando sfogo a monologhi satirici e grotteschi. Pippo Fava è stato invece un uomo di cultura poliedrico che si è cimentato nella letteratura, nel teatro, nel giornalismo, raccontando una parte di Sicilia nascosta, la provincia di Catania, e il suo mondo fatto di collusioni tra mafia e imprenditoria. Entrambi hanno proposto punti di vista nuovi e originali sulla Sicilia, hanno scavato nelle contraddizioni della gente senza piegare la testa di fronte alle minacce mafiose, pagando l’impegno con la vita.