Crif

Il primo semestre del 2017 ha segnato una crescita dell’importo medio richiesto per i nuovi mutui da parte delle famiglie, che ha quasi raggiunto quota 124.997 euro, con un incremento del 2% rispetto al dato 2016. In flessione del -5,7%, invece, il numero di richieste, che però si confrontano con un primo semestre dell’anno scorso che aveva riportato picchi di volumi. Lo rileva Crif sulla base delle interrogazioni presenti sul suo sul Sistema di Informazioni Creditizie. Il mese di giugno, si evidenzia nel report che accompagna i dati, si è caratterizzato in particolare per una contrazione pari a un 7,8% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, probabilmente anche a causa del rallentamento delle surroghe in atto da inizio anno. “La diminuzione del livello rischio di credito ed il perdurare di condizioni ancora estremamente espansive della politica monetaria sono fattori che aiuteranno lo sviluppo degli impieghi e dei mutui immobiliare”, commenta Simone Capecchi, Executive Director di Crif, sottolineando che ci troviamo in una “favorevole fase espansiva del mercato”.

Dall’inizio del 2017 le imprese italiane hanno chiesto meno credito rispetto allo stesso periodo del 2016. La rilevazione è del Barometro Crif.
In particolare, lo studio mette in evidenza che le rilevazioni del primo trimestre 2017, elaborate da Crif, sul numero di interrogazioni relative a richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane aprono l’anno con un segno negativo, seppur lieve, pari a -1,0% rispetto allo stesso trimestre 2016. Crif Si arresta, quindi, il trend di crescita costante che aveva caratterizzato i 7 trimestri precedenti. I primi tre mesi dell’anno in corso hanno visto, a paragone con lo stesso periodo del 2016, una dinamica pressoché similare per entrambi i comparti, con un calo leggermente superiore da parte delle imprese individuali (-1,4%) rispetto alle società di capitali (-0,6%).
“Il dato relativo ai primi tre mesi del 2017 interrompe il trend di crescita di richieste di finanziamento da parte delle imprese italiane registrato negli ultimi 7 trimestri. Questa dinamica si associa anche al calo complessivo dei valori medi richiesti – spiega Simone Capecchi, Executive Director di Crif – Le aziende di credito dovrebbero continuare a stimolare la domanda di finanziamento introducendo, ad esempio, nuove proposizioni commerciali, considerato il persistere dello scenario favorevole del costo del denaro e del basso prezzo delle materie prime. Il tutto inserito in un quadro di netto miglioramento della rischiosità creditizia media delle imprese italiane”.
Un altro dato che emerge dall’ultimo aggiornamento trimestrale del Barometro Crif è il leggero calo dell’importo medio richiesto: nel primo trimestre dell’anno, infatti, nell’aggregato di imprese individuali e società di capitali si è attestato a 78.525 euro, con un calo del -1,7% rispetto allo stesso trimestre del 2016. Entrando nel dettaglio, le imprese individuali hanno mediamente richiesto 34.582 euro con una crescita del +3,0% che compensa il calo del -3,0% degli importi richiesti dalle società di capitali, che si attestano a 109.303 euro.

Secondo una analisi di CRIBIS, societa’ del Gruppo CRIF specializzata nella business information, la Sicilia e’ una delle regioni italiane con minor concentrazione di imprese affidabili dal punto di vista delle relazioni commerciali. Con una percentuale del 3,58% – contro un media italiana del 7,60% – la Sicilia si posiziona nella parte bassa della classifica delle regioni piu’ virtuose del Paese e quinta nella graduatoria di quelle appartenenti all’area del sud e delle isole. Peggio hanno fatto soltanto Puglia (3,29%), Calabria (2,90%) e Campania (2,35%). “Dati, quelli siciliani – si legge in una nota -, che mettono in luce le difficolta’ economiche che molte imprese devono ancora affrontare per poter migliorare finanziariamente e proporsi come partner ideali per fare affari”. Le imprese siciliane con il piu’ grande grado di affidabilita’ sono localizzate a Ragusa, fondate prima del 1951, di grandi dimensioni e operanti nel settore dei servizi finanziari. Decisamente meno sicure commercialmente invece le realta’ di piccole dimensioni, localizzate a Caltanissetta e attive nel settore dell’edilizia.

Autoveicoli, elettrodomestici, mobili, viaggi, elettronica sono alcune delle voci che nel 2016 fanno crescere la domanda di prestiti da parte delle famiglie italiane e mostrano segni di ripresa. Secondo le ultime rilevazioni del Barometro Crif, nel mese di settembre il numero di domande di prestiti (nell’aggregato di prestiti personali e prestiti finalizzati) ha fatto registrare un nuovo incremento, del +4,2% rispetto allo stesso mese del 2015. Questo porta ad una crescita del +7,5% nell’aggregato dei primi 9 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, consolidando ulteriormente il progressivo recupero verso i volumi pre-crisi. Da gennaio a settembre 2016 le richieste di prestiti per l’acquisto di beni e servizi (quali autoveicoli, motocicli, articoli di arredamento, elettronica ed elettrodomestici, viaggi, spese mediche, palestre, ecc.) hanno fatto segnare una crescita del +9,4% rispetto al corrispondente periodo del 2015, contribuendo in maniera significativa alla performance positiva dell’intero comparto. Più contenuto l’incremento dei prestiti personali, che segna un +4,7% rispetto ai primi 9 mesi dello scorso anno. “Il dato relativo ai primi 9 mesi del 2016 certifica il costante recupero della domanda di prestiti verso i livelli pre-crisi, stimolata anche dalle più favorevoli condizioni di offerta e ad una maggiore effervescenza dei canali di distribuzione – commenta Simone Capecchi, Executive Director di Crif- Oggi, a differenza di quanto avveniva in passato, si prediligono piccoli importi guardando di più alla velocità di erogazione. Questo è dovuto in buona parte alla diffusione delle nuove tecnologie in mobilità, che stanno modificando la relazione cliente-lender e le modalità di richiesta-erogazione”. L’ulteriore segnale di ripresa si osserva nell’aggregato di prestiti finalizzati e prestiti personali, con un importo medio richiesto a gennaio-settembre del 2016 pari a 8.336 Euro (+5,6% rispetto allo stesso periodo del 2015). Per i prestiti finalizzati l’importo medio richiesto da gennaio a settembre 2016 è stato pari a 5.446 Euro (+8,8% rispetto allo stesso periodo del 2015 ma distante dai quasi 6.800 Euro del 2008), mentre per i prestiti personali si è assestato a 12.362 Euro (+4,8% rispetto allo stesso periodo del 2015). Relativamente ai prestiti finalizzati, in cui hanno un peso significativo gli acquisti di auto/moto ed elettronica di consumo, quasi una domanda su quattro è stata presentata da richiedenti di età inferiore ai 34 anni.

Il numero dei fallimenti delle imprese italiane continua a diminuire. Dopo gli ultimi anni caratterizzati da un aumento dei fallimenti, con il picco nel 2014, per un totale di 15.336 chiusure, l’inversione di tendenza si conferma con i dati del terzo trimestre del 2016. Le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono 2.704, numeri che registrano un calo del 4,4% rispetto ad un anno fa e del 7,8% rispetto al 2014. Il settore del commercio è quello più colpito con 1.680 imprese fallite nel 2009 e 3.041 nel 2016. Meno colpito il settore dei servizi con 1.500 imprese chiuse nel 2016, ma erano 626 nel 2009. Dall’inizio del 2016 sono complessivamente 10.047 le imprese fallite nel settori commercio, industria, servizi, edilizia ed altro, con una media di 52 chiusure al giorno. Confrontando però lo scenario attuale con quello del 2009 i fallimenti sono cresciuti del 58,9%, segnale che dimostra ancora di essere lontani dai livelli pre crisi. I dati sono contenuti nell’Analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata a fine settembre 2016, realizzata da Cribis D&B, società del Gruppo Crif. “Attualmente il segnale più positivo per le nostre imprese è il cambio di trend dopo anni caratterizzati da un costante aumento del numero dei fallimenti, che hanno colpito principalmente il settore del commercio al dettaglio”, commenta Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B. Preti sottolinea anche un miglioramento dello stato di salute delle imprese dal 2015. “In un solo anno -afferma – i ritardi gravi nei confronti dei fornitori, giunti oltre il mese di ritardo, sono calati del 13,1%, un altro indicatore che fa ben sperare per la ripresa economica”. Tuttavia “il confronto con il 2009 rimane preoccupante” perché “dal 2009 ad oggi la percentuale dei fallimenti è cresciuta del 58,9%, del 32,2% rispetto al 2010”. La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese. “La Lombardia con una incidenza sul totale Italia del 20,2%, si conferma la regione d’Italia con il maggior numero di fallimenti con 2.091 casi nel corso del 2016. Dal 2009 ad oggi si contano 21.494 imprese fallite”, si legge nell’analisi territoriale. Il Lazio è la seconda regione più colpita “con 1.145 imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%”. Segue il Veneto con 873 casi e incidenza del 8,7%. A completare dietro il Veneto le prime dieci posizioni le regioni: Campania (854 fallimenti), Toscana (817), Emilia Romagna (745), Piemonte (681), Sicilia (641), Puglia (460) e Marche (312).

Cresce in Italia la richiesta di mutui ipotecari e surroghe. Ad agosto – rileva il Barometro Crif – “il numero delle domande di nuovi mutui ipotecari e surroghe da parte delle famiglie italiane ha fatto registrare un incremento del +11,5% rispetto al corrispondente mese del 2015”. crif Al contempo, però, c’è stata una contrazione dell’importo medio, che si è attestata a 121.918 euro, il valore più contenuto osservato nel 2016. Analizzando il numero di richieste nell’aggregato dei primi otto mesi dell’anno, si registra “un incremento pari a +12,2% rispetto allo stesso periodo del 2015, anche grazie al sostegno dei mutui di sostituzione”. Per gli importi, anche nel mese di agosto le richieste di mutuo si sono maggiormente concentrate nella classe compresa tra 100 e 150.000 euro, con una quota pari al 29,4% sul totale, seguita da quella al di sotto dei 75.000 euro (27,7%). Sono ancora i mutui di lunga durata quelli frequentemente richiesti dagli italiani. La classe compresa tra 16 e 20 anni risulta la preferita (23,8% del totale). Nel complesso i 2/3 delle richieste (67% del totale) prevedono una durata superiore ai 15 anni “a conferma della propensione delle famiglie italiane verso piani di rimborso che consentono di ridurre il peso della rata mensile sul reddito disponibile e sui risparmi”. Se guardiamo alla domanda di mutui in relazione all’età del richiedente, il Barometro Crif mette in evidenza “come anche nel mese di agosto si riscontri una maggior concentrazione nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni, con una quota pari al 36,0% del totale”. Il comportamento degli italiani emerge dall’analisi della variazione del numero delle domande di mutui ipotecari e surroghe contribuite in Eurisc, il sistema di informazioni creditizie di Crif, che raccoglie i dati relativi ad oltre 78 milioni di posizioni creditizie. (I dettagli nel comunicato Crif)

Il numero delle richieste di prestiti per l’acquisto di auto cresce a ritmo sostenuto: +20,0% nel I semestre 2016 rispetto al pari periodo 2015, malgrado un rallentamento del tasso di crescita rilevato negli ultimi mesi. I dati sono contenuti nell’ultimo aggiornamento del Barometro Crif, che rileva con cadenza mensile le domande di prestiti finalizzati, raccolte dagli istituti di credito e contribuite in Eurisc, sistema informativo che raccoglie i dati di oltre 78 milioni di posizioni creditizie.
Negli ultimi si è consolidato “un progressivo recupero verso valori più elevati dell’importo medio dei prestiti richiesti, che nel mese di giugno si è attestato a 13.609 euro (contro i 13.160 Euro del mese di giugno 2015)”, si legge nella nota Crif. Nell’aggregato relativo al I semestre dell’anno in corso l’importo medio richiesto è risultato pari a 13.083 euro, con una flessione del -2,9% rispetto al corrispondente periodo 2015, ma il fatto che l’importo medio richiesto si mantenga su livelli ancora contenuti, secondo gli osservatori troverebbe riscontro nella tendenza degli italiani a cercare forme di indebitamento che gravino il meno possibile sul reddito disponibile.
Nei primi sei mesi del 2016 le maggiori richieste sono arrivate dalla classe di età compresa tra i 45 e i 54 anni, con il 26,7% del totale, seguita ancora una volta da quella tra i 35 e i 44 anni, con il 22,0%.
“Questa prima metà dell’anno ha confermato l’andamento della domanda di prestiti finalizzati all’acquisto di auto in ulteriore crescita, sostenuta dal trend positivo delle immatricolazioni e trainata dalle promozioni a tassi particolarmente vantaggiosi delle case automobilistiche e dei propri concessionari – commenta Elisabetta Pancaldi, Channel Director di Crif – Il rallentamento della dinamica registrato negli ultimi mesi suggerisce però di attendere i dati relativi al secondo semestre per poter meglio valutare l’effettiva evoluzione del comparto”.

Per i mutui l’incidenza più elevata è dei friulani. Per i prestiti personali in cima alla classifica c’è il Molise. Calabria e Puglia sono in vetta per l’acquisto di beni e servizi. In Italia quasi un terzo della popolazione maggiorenne ha un finanziamento e paga rate mensili in media pari a 300 euro. Lo rileva uno studio condotto da Mister Credit, area di Crif, secondo il quale “il 34,0% del totale dellarate popolazione maggiorenne, ha almeno un contratto di credito rateale attivo e, a livello pro-capite, mensilmente rimborsa rate per un importo pari a 362 euro”. Inoltre, i soggetti mediamente hanno “un indebitamento residuo”, inteso come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare per estinguere i contratti, “pari a 34.253 euro”. Lo studio sull’utilizzo del credito da parte degli italiani è stato condotto nei primi 5 mesi del 2016. Tra le forme di finanziamento più diffuse risultano al primo posto i prestiti per l’acquisto di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, arredamento, viaggi e varie (43,4% sul totale). I prestiti personali hanno una incidenza pari al 34,5% sul totale. I mutui per acquisto di abitazioni hanno una incidenza del 22,1% sul totale. Varia da regione a regione la popolazione con un rapporto di credito attivo. Al primo posto si colloca la Toscana (39,2%), seguita da Friuli-Venezia Giulia (36,7%), Lazio e Sardegna (entrambe con il 36% della popolazione) e Lombardia (35,7%). Il Trentino Alto Adige è la regione in cui soltanto il 16,9% della popolazione ha un rapporto di credito attivo.
Per i mutui l’incidenza più elevata è quella dei friulani, con il 30,9% del totale, seguiti dai lombardi (27,2%) e dagli emiliani (26,7%.) Agli ultimi posti si collocano Sardegna, Calabria e Campania, “rispettivamente con il 13,4%, il 14,6% e il 15,8% del totale”.
Per i prestiti personali, l’incidenza più elevata è in Molise (40,5%), mentre per i prestiti per l’acquisto di beni e servizi sono Calabria e Puglia le regioni con la più elevata incidenza (rispettivamente 50,6% e 49,9% del totale).
La provincia italiana con l’indebitamento medio più elevato è Milano, con 52.301 euro, seguita da Roma, con quasi 49.000 euro di debito residuo. Reggio Calabria è l’unica in Italia al di sotto dei 20.000 euro (19.665 euro); Agrigento e Medio Campidano superano di poco la soglia dei 20.000 euro. Spiega Beatrice Rubini, direttore della linea MisterCredit di Crif: “Abbiamo realizzato la Mappa del Credito per dare ai consumatori uno strumento utile a capire come cambia l’utilizzo del credito in Italia a seconda delle aree geografiche”. E aggiunge: “L’obiettivo è anche dare la possibilità di confrontare il proprio indebitamento rispetto alla realtà in cui vive, posto che la gestione del credito è, per natura, personale rispetto al proprio reddito, alle proprie esigenze e prospettive”.