commissione vigilanza Rai

Sui media, sui quotidiani, nei giorni scorsi sono state riportate ricostruzioni dell’ultima seduta del Cda Rai decisamente non corrispondenti alla realta’, “ho visto raccontare sui giornali una seduta del Cda a cui non ho preso parte io…e nemmeno i miei colleghi. Non c’e’ stato un duello tra parti politiche avverse ma confronto tra persone serie. Ho letto di falsa rappresentazione di un Cda oggetto di trame della politica, non corrisponde al vero”. Lo ha detto Monica Maggioni, presidente Rai, nel corso dell’audizione in commissione di Vigilanza. Maggioni ha anche detto che “quando sentivo di un direttore generale asservito ad una parte politica era un parere che non ho mai condiviso, e questa cosa faccio anche oggi che il dg viene dipinto in tutt’altro modo” (riferimento al fatto che secondo alcuni commentatori il dg Campo Dall’Orto al contrario del recente passato non sarebbe piu’ nel gradimento di Renzi, ndr). Per la presidente Rai “quello che e’ successo in mezzo lo capisco forse da giornalista ma e’ frutto di una dinamica non dentro il Cda ma intorno al Cda che in questi mesi ha lavorato in condizioni non semplici”.

“Le star abbandoneranno la Rai a causa del tetto? Oggi per fortuna abbiamo già il tetto di 240 mila euro per tutti i dipendenti assunti alla Rai. Si sta discutendo se estenderlo anche alle star.”Lo ha detto il presidente della commissione di Vigilanza Rai. Roberto Fico, (M5s) nella trasmissione Coffee Break su La 7. “In questi anni – ha osservato Fico – i soldi pubblici sono stati un po’ sperperati, per non dire al massimo, perchè ci sono anche manager delle star che sono produttori delle trasmissioni e c’è un conflitto di interessi che in Inghilterra non sarebbe mai stato possibile avere”. Una strada da percorrere sarebbe, per il parlamentare, quella della “trasparenza sui compensi delle star” e della “lotta al conflitto di interessi”. Ha continuato Fico: “Se si risolvono questi problemi, possiamo anche riparlare del tetto ad alcune tipologie di contratti, fino ad allora no”.

Il Consiglio di Amministrazione Rai riunitosi ieri sotto la presidenza di Monica Maggioni e alla presenza del Direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha chiesto al Ministero dell’Economia un’assemblea straordinaria. “Il Cda ha espresso preoccupazione per gli impatti, sulle prospettive e sul funzionamento futuro dell’Azienda, dei provvedimenti riguardanti l’inclusione della Rai nell’elenco Istat e l’ulteriore riduzione del canone per l’anno 2017” fa sapere la Rai in una nota. “Il Cda ha formulato dunque all’unanimita’ la richiesta di un’Assemblea straordinaria al Ministero dell’Economia che possa fornire elementi interpretativi sul quadro normativo di riferimento, sul contesto e sull’effettiva possibilita’ di realizzazione del piano industriale approvato dal Cda nei mesi scorsi in un contesto di risorse sensibilmente diverso. La riduzione a 90 euro del canone unitario modifica infatti sostanzialmente lo scenario per l’esercizio 2017 determinando rilevanti criticita’ delle variabili economico finanziarie dovute alla contrazione delle risorse”. Per Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della commissione di vigilanza Rai “La richiesta avanzata dal Cda Rai della convocazione di un’assemblea dei soci appare un atto irrituale e ostile al Governo”. Sostiene il deputato: “Peraltro e’ sorprendente che, di fronte all’invito rivolto sempre da tutti sul tenere la politica fuori dalla Rai, sia proprio chi guida l’azienda a volerla tirare dentro”. E continua: “Non si capisce per quale motivo il Cda Rai come primo atto dopo l’insediamento del nuovo Governo presieduto dal presidente Gentiloni, decida di chiedere la convocazione dell’assemblea dei soci, ovvero di fatto il Ministero dell’Economia che detiene il 99,56% dell’azienda. Peraltro ancora le cifre ufficiali sul pagamento del canone per l’anno 2016, con l’inserimento nella bolletta elettrica, non sono note, quindi si fatica a comprendere per quale motivo sia stata decisa questa mossa che lamenta preventivamente una eventuale carenza di risorse”.

“Dal 15 novembre la Rai dovra’ applicare per tutti i suoi dipendenti il tetto da 240mila euro agli stipendi, il limite che il Governo Renzi ha imposto per tutti i dirigenti pubblici e che ora, finalmente, grazie ad una legge voluta e votata dal Pd, sara’ esteso anche al servizio pubblico radiotelevisivo. La legge e’ stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, e’ gia’ in vigore. E’ del tutto incomprensibile, allora, la pretesa dei vertici Rai di chiedere un parere al Governo su come il tetto vada adottato. Possibile che i tanti dirigenti assunti in Rai che sforavano il tetto, arrivando a guadagnare anche 650mila euro all’anno, e che ora dovranno scendere a 240mila euro, non siano in grado di applicare la legge?”. E’ quanto scrive su facebook il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. “Quando e’ in vigore una legge- spiega Anzaldi- un cittadino e’ tenuto ad applicarla e non puo’ certo pensare di disattenderla, chiedendo pareri al Governo o a chissa’ chi. Perche’ in Rai dovrebbero avere un trattamento speciale? Quale e’ la deadline per dare piena applicazione alla norma? Il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo economico perche’ dovrebbero prestarsi al ruolo di consulenti della dirigenza Rai? E nel momento in cui non arrivera’ nessun parere, anche perche’ il Governo non e’ tenuto a darlo, cosa succede dal 15 di novembre in poi? La Rai quanto tirera’ avanti senza rispettare la norma?”.

“Tribune e question time sono “la vera porta di accesso per i cittadini nelle stanze della politica”. Lo ha sottolineato la direttrice di Rai Parlamento Nicoletta Manzione, presentando il piano editoriale in audizione davanti alla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. “Ci permette – ha aggiunto – di entrare in diretta nei lavori parlamentari, di raccontare attimo per attimo, senza mediazioni, lo svolgimento dell’attività delle istituzioni”. “Con le tribune elettorali si affronta un passaggio cruciale per la vita democratica del paese, alla testata Rai Parlamento è affidato il compito di raccontarlo”.

“L’Agcom non consegna i dati sul pluralismo dell’informazione e sul referendum alla Commissione Vigilanza, il presidente Cardani sta creando uno scontro istituzionale con la Vigilanza che non ha precedenti”. A lanciare l’accusa è Roberto Fico, presidente della Commissione Vigilanza Rai ed esponente del Movimento 5 Stelle. “Stiamo scrivendo da mesi a Cardani per farci avere i dati – aggiunge Fico – li abbiamo avuti fino a un certo periodo dopo una lotta immensa, quelli del secondo periodo comunque non ci vengono consegnati. I dati sono elaborati da una società che ha l’appalto con l’Agcom, la Geca, pagata con soldi pubblici perché l’Agcom è pagata con soldi pubblici. Quindi quei dati sono di tutti”.