Codacons

“Il presidente del Senato della Repubblica gia’ procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e’ un personaggio autorevolissimo e di riconosciute capacita’ organizzative. La Regione Siciliana ha bisogno di essere guidata da chi e’ lontano dalla logica dei partiti e che, quindi, possa garantire agli elettori la qualita’ del servizio. In questa direzione, auspico la possibile candidatura di Pietro Grasso a Palazzo d’Orleans. Con lui tanti professionisti mi hanno dato la disponibilita’ a scendere in campo al suo fianco, sostenendolo e garantendo onesta’ e competenze alla sua lista”. Lo dice il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi. “Abbiamo bisogno di uno scatto d’orgoglio e di rimboccarci le maniche. Grasso, affiancato da un team di alto livello, puo’ essere la risposta giusta per salvare la Sicilia dal baratro”, ci sarebbe “l’appoggio di 34 associazioni”.

L’Istat conferma il dato sulla deflazione nel 2016, con i listini che in media durante lo scorso anno sono calati del -0,1%. Tuttavia, i prezzi al dettaglio sono gia’ in forte risalita nel 2017, e non certo per una ripresa dell’economia o per l’incremento dei consumi da parte delle famiglie. E’ quanto denuncia il Codacons. “Il 2017 si e’ aperto con una raffica di rincari che hanno colpito tutti i settori – spiega il presidente Carlo Rienzi – Si e’ passati cosi’ dalla deflazione del 2016 a forti incrementi dei prezzi al dettaglio, spinti non solo dal caro-carburante ma anche dal maltempo e dalle speculazioni legate a freddo e neve. Gia’ a dicembre 2016 l’Istat ha registrato un balzo dell’inflazione dello 0,5% su base annua, trend che sta proseguendo nelle prime settimane di gennaio”. “Il 2017 si e’ aperto all’insegna degli aumenti per le famiglie italiane – prosegue Rienzi – Si va dalle bollette luce e gas ai pedaggi autostradali, ma a pesare sui prezzi saranno soprattutto gli incrementi dei carburanti, con i listini alla pompa del diesel che sfiorano il +12% rispetto lo scorso anno con effetti a cascata in tutti i settori, e i forti rincari di frutta e verdura a spingere in alto l’inflazione nelle prossime settimane” – conclude il presidente Codacons.

Il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, dopo aver convocato i responsabili delle Asl e delle aziende ospedaliere della Campania, ha chiesto di ”avviare immediatamente le procedure di licenziamento dei responsabili del pronto Soccorso e del presidio ospedaliero di Nola” in riferimento alla situazione della struttura dove malati sono stati curati a terra in assenza di letti e barelle. Oggi i carabinieri del Nas sono stati inviati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin all’ospedale civile ‘Santa Maria la Pietà’ di Nola (Napoli), dove i pazienti del pronto soccorso sono stati curati a terra. Le immagini che hanno fatto scattare l’intervento erano state state diffuse sui social. ”Abbiamo preferito curare le persone a terra piuttosto che non dare loro assistenza”, Così Andreo De Stefano, direttore sanitario dell’ospedale, secondo quanto riporta l’Ansa. “Una situazione “eccezionale”, secondo De Stefano, determinata dall’afflusso di utenti. ”Tra sabato e domenica sono arrivate 265 persone – ha spiegato ai cronisti – a fronte delle 150 circa che arrivano in media, complice anche il freddo che ha gelato le strade, e che ha costretto molte persone della provincia di Avellino a venire a Nola anziché andare altrove”.
L’ospedale di Nola deve essere chiuso. Lo chiede il Codacons. “Siamo in presenza della violazione delle piu’ basilari regole di assistenza sanitaria, un episodio scandaloso che non puo’ risolversi con l’invio di ispettori da parte del Ministero della salute, ne’ con licenziamenti estemporanei, perche’ e’ l’intero sistema che non ha funzionato”, ha detto il presidente dell’associazione Carlo Rienzi. “Di fronte a quanto accaduto e alla gravita’ delle immagini pubblicate – ha continuato – il presidio ospedaliero di Nola deve essere immediatamente chiuso, e la Procura dovra’ accertare eventuali responsabilita’ e illeciti a danno della salute pubblica”. Un esposto in Procura ed una class action per risarcimento danni è stata annunciata da Angelo Pisani, a nome di Noiconsumatori riguardo ai disagi nella sanita’ in Campania e in particolare al problema dei malati curati a terra all’ospedale di Nola. “Stiamo verificando le  segnalazioni ricevute – ha detto Pisani – per avviare una class action con le conseguenti richieste di risarcimento danni per le vittime e familiari umiliati e mortificati, che non solo serviranno a fare giustizia per le vittime di tanto abbandono”.

Dall’introduzione dell’euro a oggi, i prezzi e le tariffe in Italia per beni e servizi di largo consumo sono aumentati mediamente del +59,1%. Lo denuncia il Codacons, ricordando che fu la prima associazione nel gennaio 2002, quando venne introdotto l’euro, che “denuncio’ gli aumenti selvaggi e le speculazioni da changeover – spiega il presidente Carlo Rienzi – All’epoca venimmo accusati di euroscetticismo e di terrorismo mediatico, mentre oggi tutti ci danno ragione, perche’ la prova di cio’ che e’ successo e’ sotto gli occhi di chiunque, a partire dagli stessi commercianti, prime vittime della loro stessa politica suicida”. Dal gennaio 2002 al gennaio 2017 i cittadini italiani – spiega il Codacons – hanno subito rincari medi del +59,1%, con punte del +207,7% per la penna a sfera, +198,7% per il tramezzino consumato al bar, +159,7% per un cono gelato. Comprare un giornale costa il 94,8% in piu’; va meglio con l’espresso al bar (+34,3%) ma attenzione alla classica pizza margherita, +103,9%. Gli aumenti di prezzi e tariffe degli ultimi 15 anni hanno determinato una maggiore spesa a carico degli italiani complessivamente pari a 14.183 euro a famiglia, contribuendo alla perdita di potere d’acquisto e al generale impoverimento del ceto medio. Ma a impressionare di piu’ – conclude il Codacons – e’ il confronto tra i prezzi dei beni di largo consumo dalla lira all’euro”.

Al via oggi i saldi invernali 2017 in Basilicata e Sicilia, domani toccherà alla Valle d’Aosta e il 5 gennaio in tutte le altre regioni. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio ogni famiglia spenderà 344 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori per un valore complessivo di 5,3 miliardi di euro. “Dopo un Natale così così, la speranza passa ora per i saldi. Non saranno però saldi col botto. La nostra stima è che gli italiani spenderanno mediamente come nell’anno precedente”, ha detto il presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio, Renato Borghi. “Le vendite di fine stagione saranno sempre una straordinaria opportunità per i consumatori ma, per noi commercianti, non saranno sufficienti a colmare un gap di consumi fortemente condizionato da un andamento sempre più incerto ed altalenante. C’è da dire che, nonostante i timidi segnali di fiducia registrati a dicembre, gli eventi terroristici e di natura socio-politica non aiutano a far trovare una stabilità di cui tutti abbiamo bisogno per affrontare al meglio il futuro e confidare nell’uscita del nostro Paese dalla crisi”, ha spiegato Borghi.
Quasi una famiglia su due (il 45%) approfitterà dei saldi e lo farà con un un budget che scendera’ di circa il 5% rispetto allo scorso anno, senza superare in media i 175 euro a famiglia. Lo prevede il Codacons, che ha realizzato una prima indagine sulla propensione delle famiglie alla spesa durante gli sconti che partiranno in tutta Italia il prossimo 5 gennaio. “Si prevede una contrazione media delle vendite del -5% rispetto ai saldi invernali del 2016 – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – Questo perché la partenza degli sconti è fissata subito dopo le feste di Natale e Capodanno, quando cioè i portafogli degli italiani sono stati già svuotati dalle spese per regali e cenoni, e poche risorse rimangono da destinare ad altri acquisti”. Alla base della mancata ripresa delle vendite ci sarebbe anche l’influenza del commercio online. “E’ oramai evidente a tutti come i saldi di fine stagione siano obsoleti – dice Rienzi – Si tratta di una pratica medievale che ha perso appeal tra i consumatori, come dimostrano i dati tragici sulle vendite degli ultimi anni. A determinare la morte dei saldi, oltre alla crisi economica, l’avvento del commercio online, che consente agli utenti di acquistare tutto l’anno prodotti scontati, senza limiti temporali”. Non si discosta di molto la previsione di spesa per famiglia per l’Adoc. Non più di 250 euro, pari a circa il 10% del reddito mensile disponibile. “La spesa delle famiglie per i saldi non supererà i 250 euro, secondo le nostre previsioni – dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc – purtroppo la combinazione tra redditi bassi e spese primarie e irrinunciabili elevate, come quelle sostenute per alimentazione, casa, trasporti e tasse, non permette alle famiglie italiane di destinare grosse cifre alle spese extra come i saldi. Anche perché i saldi arrivano, come sempre, dopo le festività natalizie, una circostanza che limita ulteriormente la corsa agli acquisti, almeno nel periodo iniziale.” Per l’Adoc “circa il 25% dei consumatori effettuerà acquisti a saldo online. Un dato che non sorprende, vista la crescita esponenziale dell’e-commerce”.

“Nessun miglioramento sul fronte della povertà in Italia, con i numeri che appaiono al contrario in peggioramento”. Lo afferma in una nota il Codacons, commentando i dati dell’Istat relativi al 2015. “Il 28,7% delle persone residenti in Italia – sottolinea il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi – è a rischio di povertà o esclusione sociale; un dato addirittura peggiore rispetto a quello registrato dall’Istat nel 2010 quando, in piena crisi economica, la quota di popolazione a rischio si fermava al 24,5%. Questo significa che in 5 anni altri 2,7 milioni di italiani sono entrati nella fascia povertà – esclusione sociale; numeri in grave peggioramento che hanno un unico responsabile: la classe politica”. “Mentre infatti gli italiani si impoverivano, i governi di ogni colore non sono stati in grado di arginare il fenomeno povertà, mentre hanno saputo benissimo alimentare sprechi e tutelare privilegi ed emolumenti vari”, conclude Rienzi.

“Siamo fiduciosi di rispettare le leggi vigenti e attendiamo di poter rispondere presto alle domande delle autorità”. Lo ha dichiararlo all’agenzia Ansa un portavoce di WhatsApp, riguardo ai procedimenti istruttori avviati dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per presunte violazioni del Codice del Consumo. Nel mirino dell’Autorità ci sono termini contrattuali previsti dalla compagnia, in particolare la condivisione dei dati personali degli utenti con Facebook (proprietaria di WhatsApp). Il Codacons intanto ha annunciato che, se dovessero trovare riscontro concreto gli illeciti ipotizzati dall’Antitrust, l’organizzazione dei consumatori avvierà una class action contro WhatsApp, tesa a far ottenere agli utenti italiani il risarcimento per la lesione dei propri diritti in sede legale.

Il Codacons chiede chiarimenti al Ministero dell’Interno in merito alla scorta concessa al sindaco di Roma, Virginia Raggi. “Il Campidoglio ha spiegato che la scorta e’ stata assegnata al Sindaco dalla Questura dopo alcuni episodi di pedinamenti, ma tale affermazione non puo’ essere sufficiente – spiega in una nota il presidente Carlo Rienzi – Vogliamo capire la reale motivazione alla base della decisione di porre sotto protezione il sindaco: si tratta di pedinamenti da parte di giornalisti che hanno seguito la Raggi nei suoi spostamenti privati, o di inseguimenti di altra natura? Perche’ e’ evidente che, nel primo caso, l’assegnazione della scorta, i cui costi pesano interamente sulla collettivita’, sarebbe una scelta abnorme, potendo ben svolgere il compito di ‘protezione’ dalla stampa una qualunque pattuglia dei vigili urbani. Se invece vi e’ un rischio concreto per la sicurezza del sindaco, allora la scorta apparirebbe pienamente giustificata”. Ma per conoscere i dettagli della vicenda, il Codacons ha deciso di presentare una istanza d’accesso al Ministero dell’Interno, ai sensi della legge 241/90, onde visionare le motivazioni che hanno portato la Questura ad assegnare la scorta a Virginia Raggi.

La questione degli stipendi di giornalisti e dirigenti Rai finisce alla Corte dei Conti. Il Codacons presenta “oggi stesso” una denuncia alla magistratura contabile per la pubblicazione degli “abnormi compensi elargiti dalla rete di Stato ai propri dipendenti”. E’ quanto si legge in una nota dell’associazione dei consumatori. “Numerosi direttori Rai guadagnano stipendi superiori ai 300mila euro annui, e molti altri hanno compensi compresi tra i 200 e i 300 mila euro. Già questo basterebbe per gridare allo scandalo, ma c’è dell’altro. Secondo quanto riportato in queste ore dai mass media, una folta schiera di giornalisti e manager della rete percepirebbe stipendi tra i 205 e i 240mila euro annui senza ricoprire alcun incarico: in buona sostanza vengono pagati per non lavorare”. “Di sicuro siamo di fronte ad una vergogna nazionale ora però il Codacons vuole andare a fondo e capire se si configuri o meno anche una forma di danno erariale, dal momento che gli stipendi Rai vengono pagati con i soldi dei cittadini raccolti attraverso il canone. Per tale motivo presentiamo oggi stesso un esposto alla Corte dei Conti, affinché acquisisca i dati sui compensi di direttori, manager e giornalisti Rai, e verifichi la congruità degli stessi con particolare riferimento ai soggetti che nell’azienda non svolgono alcuna funzione pur percependo regolare stipendio. Chiediamo inoltre alla Corte di trasmettere alla Procura della Repubblica gli atti governativi che autorizzano il superamento dei tetti massimi ai cachet previsti dalla legge”.