Civati

“Questo progetto non finisce il 5 novembre: ha una corsa molto più lunga e delle ambizioni molto più grandi. Quello che sta succedendo qui può cambiare il corso della politica siciliana, ma anche della politica nazionale. Bisogna costruire avere passione e pazienza”. Lo ha dichiarato il deputato e segretario di Possibile, Pippo Civati, nel corso del tour elettorale in Sicilia a sostegno dei candidati della lista Cento Passi di Claudio Fava. “La specialità della Sicilia – ha aggiunto il leader di Possibile – va giocata meglio, non deve essere chiusura. Vedo che si torna a parlare di questioni infrastrutturali come il Ponte sullo Stretto: veramente non so più cosa fare. In realtà il ponte è una metafora del legame tra Musumeci e Micari: leggete i programmi, è difficile trovare le differenze. L’invito è quello di far vivere questa storia di sinistra, perché c’è qualcosa di diverso. Non si può pensare di avere gli stessi dirigenti per tutte le stagioni”. “Con il voto di domenica finisce la traiettoria politica di Renzi: il punto è far iniziare una nuova storia. I siciliani hanno la possibilità di sostenere la sinistra. Perché anche a livello nazionale bisognerà fare come Fava in Sicilia: un unico soggetto”, ha concluso Civati.

“Si va senza il Pd perche’ ha scelto una linea politica di centro con un leader che non parla piu’ con nessuno, che ha scritto un libro per attaccare tutti quelli come me o come Prodi, Letta… Insomma il Pd non rappresenta piu’ la tradizione del centrosinistra italiano”. Lo ha detto Pippo Civati nella giornata conclusiva del Politicamp di Possibile a Reggio Emilia. Il Manifesto elaborato da Possibile e’ la base dell’alleanza a sinistra: “Il punto centrale – ha spiegato Civati – e’ la lotta alle disuguaglianze: quelle fiscali per una maggiore progressivita’, quelle lavorative per reintrodurre un principio di giusta causa e di giusta retribuzione: ci sono persone che lavorano e fanno lavori delicati per 3-4 euro all’ora, non sta ne’ in cielo ne’ in terra. Un programma di grande innovazione alla ricerca del futuro: la robotica, di cui non parla nessuna, le questioni che riguardano i big data che incidono sulla democrazia, le migrazioni e la guerra. Noi siamo pacifisti, ci piace pensare che non si possono piu’ vendere le armi ai paesi in guerra come purtroppo il Governo Gentiloni continua a fare”.

“Ci rivolgiamo prima al Pd poi a chi sta a sinistra del Pd in modo particolare a Civati e Possibile, a Sinistra italiana e anche a chi si è riunito nelle scorse settimane al Teatro Brancaccio. Rovesciamo la piramide, partiamo dall’agenda e vediamo chi ci sta, ma il nostro obiettivo non è un cartello elettorale per arrivare alle politiche e poi si sfascia tutto perché sarebbe poco credibile. L’obiettivo è una nuova, grande forza, e la scelta della direzione di oggi è che noi ci mettiamo al servizio di questo percorso per costrui una grande forza”. Così Roberto Speranza a margine della direzione nazionale di Articolo1-Mdp. “I tempi devono essere i più brevi possibili: prima serve un’agenda comune poi una specie di cabina di regia di chi vuole avviare questo percorso. Penso a un luogo vero in cui chi crede a questo progetto possa incontrarsi e condividere l’agenda. Parallelamente sui territori si deve fare lo stesso lavoro”, conclude.

“Il Pd non esce dallo schema con cui si è avviato alla sconfitta referendaria, un voto popolare che ha sonoramente bocciato le riforme proposte a colpi di maggioranza dalla stessa maggioranza che viene riproposta oggi, in un impianto politico e istituzionale cioè che si è dimostrato perdente nemmeno una settimana fa. “Il governo del sì” non ha e non può avere un profilo politicamente diverso e sarà un “governo ombra”, condizionato dall’ombra del segretario del Pd che rimane protagonista e che non lascia affatto la politica, come ‘minacciato’ più volte”. Così in una nota il deputato di Possibile Pippo Civati. “Come temevamo – ha aggiunto – non si esce dal dibattito tra le correnti del Pd e dall’argomento della stabilità, la loro. Ci auguriamo soltanto che Gentiloni consenta al Parlamento di trovare una soluzione parlamentare alla riforma della legge elettorale, dopo il disastro combinato dalla maggioranza nei primi 4 anni della legislatura”.