Assad

Il presidente siriano Bashar Assad e la sua amministrazione dovrebbero lasciare per il bene della transizione politica nel paese arabo. Lo ha dichiarato alla stampa ad Antalya il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. “Inizialmente abbiamo avuto divergenze di opinioni con la Russia su Assad. Il regime continua a uccidere i suoi cittadini, e le recenti indicazioni degli Stati Uniti, secondo cui dovrebbero essere i cittadini siriani a decidere il futuro della Siria, non hanno fatto che dare ad Assad maggiore sicurezza. La Federazione russa deve smettere di garantirne la permanenza al potere”, ha dichiarato il ministro turco, aggiungendo che Ankara “continua ad impegnarsi per il rispetto della tregua in Siria”. (Immagine: @CorriereWeb)

La verità? E’ la prima vittima della guerra. Lo pensava Eschilo, tanti secoli addietro. E non è cambiato nulla da allora. Se oggi il Cremlino, a seguito dell’attacco in Siria che è costato la vita ad 86 morti di cui 30 bambini, si permette di definirlo una ‘fake news’, ossia una notizia destituita di ogni fondamento, allora possiamo dire tranquillamente che nell’era della informazione in tempo reale e delle interconnessioni planetarie, i progressi che sono stati ottenuti sul fronte dell’accertamento della verità dei fatti, soprattutto in politica estera e nei teatri di guerra, non sono poi cosi efficaci. In realtà i progressi sono stati fatti e sono quelli che permettono di sbaragliare la propaganda di regime e l’oltraggio sistematico ai fatti. L’attacco con il gas Sarin che è registrato in Siria nella provincia di Idlib, è purtroppo una triste realtà. Si tratta di un vero affronto alla dignità dell’uomo, una lesione profonda della nostra coscienza che si interroga su cosa poteva e doveva essere fatto per scongiurare la morte di ben 30 bambini e 20 donne. Sorprende e indigna, in tale contesto, l’affermazione del ministro degli Esteri russo che ha bollato l’attacco come una fake news’. L’asse Siria-Russia è cosa ben nota ed era prevedibile che Mosca prendesse le difese di Assad. Tutto questo conferma come oggi più che mai la guerra che si combatte non è purtroppo solo quella delle armi, convenzionali o chimiche che siano, ma anche e soprattutto quella delle opposte verità, della propaganda di guerra, dell’informazione, degli attacchi informatici sul web, dei servizi di intelligence e tutti attentano alla verità delle cose, e cercano di manipolarla, insieme alle nostre coscienze e alla nostra sensibilità. La guerra di oggi si combatte con armi chimiche e con la propaganda di sempre. E uccide tanto i bambini quanto la verità.

Gli Usa hanno presentato una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza Onu in cui si chiede al governo di Assad di collaborare nell’inchiesta su quanto avvenuto. Ma il ministero degli Esteri russo ha bollato i resoconti sull’attacco chimico a Idlib, in Siria, come “fake”. “Gli Usa hanno presentato una risoluzione al consiglio di sicurezza dell’Onu basandosi su dei rapporti falsi”, ha detto la portavoce del ministero citata dalle agenzie. “Non vediamo un particolare bisogno di adottare una risoluzione” dopo l’attaccoin Siria, ha detto il vice rappresentante russo all’Onu durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. Mosca “ha condannato l’uso di armi chimiche in ogni circostanza e affermato che gli autori devono essere ritenuti responsabili”, sottolineando però che “la campagna anti-Damasco deve essere cestinata nella discarica della storia”. Inoltre, ha ribadito come “ogni volta che ci sono progressi nei colloqui politici sulla Siria avvengono strani incidenti, come l’attacco di ieri”.

Ad Aleppo est sono state scoperte fosse comuni contenenti corpi che riportano segni di tortura. Lo ha detto Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, segnalando che probabilmente si tratta soltanto dei primi tragici rinvenimenti di questo tipo. Questa parte della città è stata fino a pochi giorni fa in mano alle forze ribelli anti-Assad. “Abbiamo trovato fosse comuni con decine di corpi di persone che avevano subito torture e mutilazioni”, ha detto Igor Konashenkov, sottolineando una “scoperta scioccante” e aggiungendo che “nelle fosse ci sono parti di corpi umani e quelli rinvenuti integri portano i segni di esecuzione con un colpo alla testa”. Mosca negli ultimi mesi ha denunciato l’uccisione, per mano dei gruppi armati che controllavano Aleppo est, di numerosi civili che volevano abbandonare Aleppo tramite i corridoi umanitari allestiti dall’esercito russo. Konashenkov ha anche comunicato il ritrovamento di sette magazzini di munizioni sufficienti ad armare battaglioni di combattenti, e di armamenti abbandonati come carri armati, cannoni e lanciarazzi.

I lealisti avanzano su Aleppo Est e controllano la ‘Città vecchia’ dopo la conquista di oggi di altri due sobborghi. Secondo Russia Today le truppe di Assad hanno riconquistato l’85% di Aleppo Est dopo una violenta battaglia con i ribelli. Un consigliere militare russo, Ruslan Galitsky, e’ morto per le ferite riportate in un attacco dell’opposizione siriana moderata su un quartiere residenziale di Aleppo. A renderlo noto è stato il ministero della Difesa russo. E’ di oltre 50 civili uccisi il bilancio dei bombardamenti aerei governativi e russi su Aleppo est nelle ultime 24 ore. Lo riferiscono fonti mediche della protezione civile dei quartieri sud-orientali di Aleppo. Intanto i capi dell’opposizione siriana ad Aleppo hanno presentato una proposta di tregua per la durata di 5 giorni. Secondo l’emittente televisiva “al Jazeera”, l’obiettivo dell’opposizione siriana e’ permettere ai civili di uscire dalle zone assediate della citta’, in particolare per poter prestare soccorso ai feriti.

“Mi aspetto di rimanere in carica fino al 2021, quando scadrà il mio terzo mandato”. Ad affermarlo è il presidente siriano Bashar al-Assad in un’intervista a Damasco con il New York Times e altri giornalisti americani e britannici. Assad esclude cambiamenti politici fino a quando le sue forze non vinceranno la guerra e sostiene che il tessuto sociale del suo Paese – dove metà della popolazione è stata costretta a fuggire, centinaia di migliaia di cittadini sono stati uccisi e altri imprigionati – era “molto meglio prima della guerra”. Assad ha respinto ogni responsabilità per la guerra che ha devastato il suo Paese.

I ministri degli Esteri riuniti a Lussemburgo non hanno l’intenzione di decidere sanzioni contro la Russia in seguito ai massacri ad Aleppo (Siria). Lo ha indicato ai giornalisti l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, Federica Mogherini. Potrebbero essere pero’ decise ulteriori sanzioni contro il regime siriano di Assad. Secondo il ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn non ci sarebbe consenso a nuove sanzioni contro Mosca relative al conflitto in Siria: “Non sarebbe il momento giusto, sarebbe contro produttivo”.

“II bombardamento di un convoglio umanitario delle Nazioni Unite, la denuncia unilaterale da parte del regime di Damasco della tregua e la barbara offensiva militare in corso sulla parte orientale di Aleppo sembrano aver soffocato ogni speranza. Le riunioni sulla Siria cui ho preso parte a New York la settimana scorsa hanno registrato questo senso di impotenza. Ma non possiamo arrenderci alla guerra. Aleppo ci interpella tutti”. Lo afferma Paolo Gentiloni in un intervento pubblicato dall’Unità nel quale sottolinea che “l’Italia lavora per due obiettivi. Anzi tutto ribadire che non esiste una soluzione militare alla crisi. L’accordo raggiunto a Ginevra il 9 settembre scorso da Kerry e Lavrov aveva rappresentato il culmine degli sforzi russo-americani per ricomporre gli interessi in gioco: una transizione politica credibile e irreversibile, da un lato; il coordinamento della lotta ai gruppi terroristici, dall’altro. Il tutto nel quadro di un piano d’azione condiviso volto a rilanciare la transizione politica sotto la guida Onu di De Mistura. Per quanto difficile oggi possa apparire, dobbiamo impegnarci per riannodare quel filo”. La seconda linea d’azione – prosegue Gentiloni – riguarda il rapporto con la Russia. L’Italia è stata tra i Paesi che hanno valutato come potenzialmente positiva la presenza di Mosca in Siria, per l’influenza moderatrice che avrebbe potuto esercitare sul regime di Assad. Le cose sono andate diversamente. Mosca non ha indotto il regime e le varie milizie sciite che lo sostengono (libanesi, afghane, irachene) a mutare indirizzo: i bombardamenti indiscriminati sui civili sono continuati, gli assedi si sono irrigiditi, gli impegni internazionali assunti e le varie risoluzioni del Consiglio di sicurezza sono stati costantemente ignorati. Ecco perché è l’ora di rivolgere un messaggio fermo a Mosca. E’ l’ora che la Russia dimostri di volere usare la sua influenza nei confronti del regime. Non farlo, significherebbe avallare il massacro, ma anche rinunciare al ruolo di grande potenza cui Putin aspira, per legarsi al destino fallimentare di Assad. La strategia attuale del regime di Damasco e dei suoi sostenitori rischia di rafforzare l’estremismo e di renderlo endemico per decenni. Non sarà possibile sradicare il jihadismo in Siria fino a quando Assad sarà libero di continuare a bombardare la sua stessa popolazione.

Il vice inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Ramzy Ezzeldin Ramzy, ha invitato oggi ufficialmente il regime di Bashar al Assad a prendere parte a una nuova tornata di colloqui Asaddi pace con l’opposizione alla fine di agosto, incassando risposta positiva da Damasco. Lo riporta l’emittente satellitare “al Arabiya”. L’avvio del terzo round di negoziati a Ginevra era stato preannunciato in settimana dall’inviato speciale Onu Staffan de Mistura. “Ho informato il ministro e il suo vice dell’intenzione di de Mistura di organizzare nuovi colloqui inter-siriani alla fine di agosto”, ha dichiarato Ramzy alla stampa al termine di un incontro con il ministro degli Esteri di Damasco, Walid Muallem, e con il suo vice Faisal Muqdad. “Ho spiegato che intendiamo rendere credibile il processo di transizione politica gia’ appoggiato dal Consiglio di sicurezza e ci siamo confrontati su questo tema”, ha aggiunto il diplomatico Onu. Muallem, da parte sua, ha confermato “l’intenzione del governo siriano di partecipare ai colloqui una volta organizzati”, a patto che siano “senza precondizioni e senza interferenze straniere”.