“Una sentenza che molti non esitano a definire storica. Per la prima volta viene riconosciuta anche in Italia a due uomini la possibilità di essere considerati padri di due bambini nati negli Stati Uniti grazie alla maternità surrogata”. Così in una nota Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, commenta la decisione della Corte d’Appello di Trento. “Ancora una volta sono le aule di tribunale a riscrivere il diritto di famiglia, di fronte a una politica perennemente in ritardo, incapace di leggere i cambiamenti che avvengono nella società e di dare risposte adeguate – denuncia – Una politica che sceglie compromessi al ribasso piuttosto che condurre con determinazione battaglie di piena uguaglianza”. La sentenza “stabilisce un principio importantissimo e cioè l’assoluta indifferenza delle tecniche di procreazione cui si sia fatto ricorso all’estero rispetto al diritto del minore a veder riconosciuto il suo stato di ‘figlio’ nei confronti di entrambi i genitori che se ne sono presi cura sin dalla nascita nell’ambito di un progetto di genitorialità condivisa. L’ordinanza – ricorda Chiavacci – si rifà a una recente sentenza della Corte di Cassazione che esclude che nel nostro ordinamento l’unico modello di genitorialità previsto sia quello fondato sul legame biologico tra il genitore e il bimbo nato, mentre è prevalente il concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare con cura ed amore il bambino”.La sentenza, prosegue la presidente nazionale dell’Arci, “salvaguarda quindi il diritto del minore all’unità familiare, il diritto alla cura, ad essere amato e cresciuto da due genitori, indipendentemente dal loro sesso. E’ la vita reale che a poco a poco avanza, sono i volti di tante famiglie che chiedono riconoscimento e tutele. E’ un chiaro invito alla politica a riscrivere l’impianto giuridico del diritto di famiglia, dando rappresentanza alle nuove famiglie e considerando prioritario l’interesse del minore a crescere in una famiglia unita, con i genitori che sin dalla nascita se ne sono presi cura e l’hanno amato”. “Oggi non possiamo che gioire per questa sentenza, insieme alle tante famiglie arcobaleno che chiedono tutele e riconoscimento. Ma questa sentenza – conclude Chiavacci – ci dice anche quanta strada ci sia ancora da fare per avere una legislazione che tuteli davvero i diritti e la libertà delle persone”.