Tensioni tra Stati Uniti e Turchia. Lo scrive l’opinionista Yaroslav Trofimov sul “Wall Street Journal”. Istanbul si aspettava che l’elezione di Trump avrebbe consentito una luna di miele tra i due paesi; Washington e Ankara, invece, paiono a un passo dal divorzio, scrive la stampa Usa. Per il momento, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, “si e’ morso la lingua” ed ha evitato di rivolgere al presidente Usa, Donald Trump, gli stessi feroci attacchi riservati a diversi leader europei. La Casa Bianca ha fatto lo stesso, mantenendo un silenzio eloquente in merito agli affari turchi. Il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, si e’ recato in Turchia proprio ieri, nel tentativo di consolidare un legame che ha definito “vitale”. Eppure, su una molteplicita’ di questioni di vitale importanza i due paesi sono arroccati su posizioni inconciliabili, e la possibilita’ di uno scontro dalle conseguenze imponderabili appare tutt’altro che remota. In cima ai fattori di tensione figura ovviamente il rifiuto di Washington di espellere il predicatore islamico Fethullah Gulen, nemesi politica di Erdogan cui questi ha imputato il colpo di Stato fallito della scorsa estate. Ancor piu’ importante, sul piano geopolitico, e’ il sostegno degli Stati Uniti a curdi siriani, contro cui Ankara ha scatenato invece un’offensiva militare. Lo scorso anno, ricorda l’opinionista, Trump aveva elogiato Erdogan per aver sventato il colpo di Stato ai suoi danni; il presidente turco ha ricambiato negli ultimi mesi, evitando di scagliarsi pubblicamente contro il bando temporaneo opposto dalla Casa bianca agli ingressi da sette paesi a maggioranza musulmana. Ora, pero’, “e’ emersa una dinamica inedita”: l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Michael Flynn, costretto a dimettersi per le sue conversazioni con l’ambasciatore russo a Washington, ha ricevuto alcune decine di migliaia di dollari da enti ed aziende turche per alcune attivita’ di lobbying prima della campagna presidenziale dello scorso anno. Le attivita’ e i compensi, regolarmente dichiarati, sono emersi pero’ soltanto nelle ultime settimane; e lunedi’, un banchiere turco e’ stato arrestato a New York nell’ambito di indagini sulle violazioni delle sanzioni all’Iran.