Religioni, bambini cattolici, ebrei e musulmani a confronto. Docu-film giovedì su Tv2000

Un gruppo di bambini cattolici, ebrei e musulmani dieci anni fa raccontavano in un documentario di Gualtiero Peirce il “Primo giorno di Dio”. Nonostante la diversità di luoghi e di rituali, i bambini chiedevano a Dio le stesse cose e ricevevano le stesse risposte. Cosa sono diventati oggi quei bambini? E come vivono da adolescenti il rapporto con la religione? Gualtiero Peirce li ha ritrovati e li ha messi a confronto. Ne è nato un docu-film, “Almeno Credo”, che Tv2000 trasmetterà giovedì 9 marzo alle 21.05. A seguire, andrà in onda il documentario “Primo giorno di Dio”.
Il docu-film “Almeno Credo” è stato presentato e proiettato alla Filmoteca Vaticana alla presenza dell’incaricato dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo del Vicariato di Roma, mons. Marco Gnavi; la Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello; l’Imam della Moschea della Magliana a Roma, Sami Salem; il Direttore di Tv2000; Paolo Ruffini e il regista del docu-film, Gualtiero Peirce.
L’anteprima è stata trasmessa martedì al Cinema Greenwich di Roma. “Almeno Credo” è un progetto di Beppe Attene e Gualtiero Peirce scritto dallo stesso Peirce in collaborazione con Andrea Cedrola. Per giorni, nel 2007, le telecamere hanno ripreso la vita dei bambini e degli insegnanti di tre classi confessionali di Roma: la scuola cattolica Antonio Rosmini, l’istituto ebraico Vittorio Polacco e la scuola integrativa della moschea El Fath. Ai bambini fu chiesto di raccontare il proprio modo di intendere l’amore, il diavolo, il rispetto, il paradiso, la creazione del mondo. Le telecamere sono tornate a osservarli e ad ascoltarli a distanza di un decennio. “Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo secondo documentario – ha dichiarato il regista Gualtiero Peirce – non avevamo un titolo. In questi tempi così antagonisti, così nichilisti, così apocalittici, il titolo del film è arrivato dalla energia preziosa di questi ragazzi. ‘Almeno Credo’ ha dentro le ansie dell’adolescenza e degli enormi problemi di questi tempi. Ci sono ragazze addolorate, che amerebbero spiegare il senso del velo che indossano e invece sono costrette a sentire per strada le litanie degli ignoranti; ci sono arretratezze aberranti che ancora costringono i ragazzi ebrei a non girare con la kippah per la capitale d’Italia, ragazzi che anche per questo sentono Israele come il paese a cui appartengono; e ci sono le paure sull’immigrazione, bombardate mille volte dai media, che fanno vacillare il grande valore cristiano dell’accoglienza. Eppure ciascuno di loro continua a guardare al presente e al futuro con un sorriso: con la forza di chi crede”.

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